Dio crede in me? E io credo in Lui?

[...] La cosa che mi permette di credere di più in me stessa è che Dio mi ama per quello che sono e che ai suoi occhi sono unica. Questo mi aiuta a non farmi condizionare dal giudizio degli altri e farmi vedere per come sono, mi aiuta a vivere la vita con serenità, senza preoccuparmi di assomigliare ad una persona che non sono io. [...]

Anonimo
Scuola Media di San Polo di Torrile

Impegno e duro lavoro

Caro..., E' tanto che no ci sentiamo! Come stai? E' stato piacevole leggere la tua ultima lettera e voglio approfittarne per sottoporti una domanda: Dio crede in noi? E noi crediamo in Lui? Mi sono chiesto più e più volte questa cosa e sono giunto alla conclusione che crediamo molto più noi in Lui di quanto Lui faccia in noi. Secondo me infatti c'è moltissima gente che fa affidamento sulla fede nel signore, ma a dire la verità non vedo il modo in cui Dio creda più in Loro che nei non fedeli, di conseguenza penso che ognuno, per raggiungere gli obbiettivi che si prefigge, dovrebbe soprattutto credere in se stesso piuttosto che in qualcuno o qualcosa altro perché con l'impegno e il duro lavoro si può fare qualsiasi cosa, senza bisogno di grandi aiuti esterni

Anonimo - Scuola Media di San Polo di Torrile

Commenti:

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Per questo movito ho voluto che a parlarcene (di nuovo) fosse lui, la guida del PisaTour che ci ha incantato e lasciati a bocca aperta con le sue parole durante la nostra visita alle meraviglie di Pisa: Vincenzo ribattezzato “LaGuida”! Ecco l’intervista che Vincenzo mi ha rilasciato sulla Certosa di Pisa.(PS. All’interno della Certosa di Pisa e8 vietato fare le foto – un vero peccato!!! – quindi vi informo gie0 da ora che in questo post non ne troverete. Vi assicuro perf2 che le parole di Vincenzo daranno spazio alla vostra immaginazione!)1. La Certosa di Calci vista con gli occhi di una guida: raccontacela!E’ veramente difficile riassumere la Certosa di Calci in poche righe. Varcando il cancello di ingresso si ha come l’impressione che il tempo si sospenda. Non bisogna dimenticare infatti che l’ordine certosino segue ancora oggi, in modo ferreo, la regola originaria stesa da San Bruno del XI sec. e la visita alla Certosa di Pisa ci permette in qualche modo di penetrare in questo universo: ancora oggi, con gli ambienti religiosi trasformati in museo, si percepisce chiaramente che si sta entrando in un mondo a se9, un mondo fatto di silenzio, preghiera e spiritualite0.La sontuosite0 degli ambienti della chiesa, delle cappelle e dell’appartamento granducale contrasta con l’austerite0 delle celle e dei chiostri. Il fatto che la Certosa di Pisa sia stata utilizzata fino ai nostri giorni e poi aperta al pubblico, cosec come e8 stata preservata per secoli, e8 un’occasione unica per il visitatore: si possono apprezzare i tesori artistici che la decorano (affreschi, stucchi, giochi prospettici), si puf2 conoscere la rigida vita condotta dai certosini, si puf2 imparare qualcosa sulla storia del territorio e sulla sua gestione attraverso i secoli. La visita alla Certosa non lascia mai indifferente il visitatore!2. Cos’era un tempo e cosa e8 oggi la Certosa di Calci?La Certosa e8 stato un convento certosino dalla seconda mete0 del XIV sec. fino ai primi anni ’70 del ’900. Oggi e8 propriete0 della Stato Italiano. Le strutture sono divise in Museo di Storia Naturale e del Territorio (gestito dall’Universite0 di Pisa) e Museo Nazionale della Certosa di Pisa che comprende gli ambiti certosini perfettamente conservati (chiesa, cappelle, refettorio, celle dei monaci, farmacia, ecc.)3. Chi viveva nella Certosa?Dal XIV al XX sec. la Certosa e8 stata abitata e gestita dai certosini: padri certosini, che rispettavano totalmente la regola e prendevano tutti i voti, e fratelli conversi che prendevano solo alcuni voti e gestivano la Certosa e le sue propriete0 da un punto di vista manuale. In tempi recenti, invece, i conversi erano stati sostituiti da mezzadri.4. La vita dei certosini, una vita di silenzi, preghiere e…La vita del padre certosino era una vita dedicata alla silenzio, alla preghiera, alla solitudine e al lavoro manuale. Proprio per il fatto di condurre la maggior parte della giornata (e della loro vita) in solitudine, le celle della Certosa non sono semplici stanze adibite al solo pernottamento ma sono delle strutture articolate in vari ambienti dove il certosino pregava, meditava, mangiava, lavorava e dormiva in totale solitudine. Ogni cella e8 composta da ingresso (fornito di uno sportello attraverso il quale veniva servito il pasto), un soggiorno adibito a sala da pranzo e biblioteca e fornito di un caminetto, una camera con letto e inginocchiatoio per la preghiera, un ambiente dedicato al lavoro manuale e un bagno. Al piano superiore si trovano delle stanze adibite a magazzino. Ogni cella ha un piccolo giardino privato, provvisto di cisterna dell’acqua, per la coltivazione di ortaggi, frutta e fiori per decorare la chiesa e le cappelle.La vita del certosino era (ed e8 tutt’oggi, nelle Certose ancora attive) rigidamente regolata in ogni momento della giornata. I rintocchi delle campane della chiesa avvertivano, all’incirca ogni ora, del cambiamento dell’attivite0 (dalla preghiera al lavoro manuale) e chiamavano i padri alla messa comune o alle celebrazioni private.Esistevano perf2 alcuni momenti vissuti in comune. I principali erano: la celebrazione del mattutino, in piena notte, i pranzi domenicali e festivi, la riunione annuale del Capitolo (in questo caso erano sciolti dal voto del silenzio), lo spatiamentum (ogni lunedec per 4 ore potevano uscire in coppia e parlare: ogni mezz’ora cambiavano compagno in modo da poter parlare e conoscersi meglio con almeno 8 confratelli).5. Raccontaci una curiosite0 sulla CertosaSulle pareti del refettorio sono rappresentate varie scene bibliche di convivio. Solamente 2 affreschi riguardano episodi eccezionali che si sono svolti all’interno delle Certose: Caterina de’ Medici che serve il pranzo ai padri della Certosa parigina e la visita di un granduca alla Certosa di Pisa. Nel primo caso l’eccezionalite0 e8 data dal fatto che alle donne e8 assolutamente proibito entrare in una certosa maschile. Caterina venne accettata in qualite0 di capo di stato. Per ringraziare servec umilmente il pranzo ai monaci. Nel secondo caso l’eccezionalite0 e8 data dal fatto che i padri furono sciolti dal voto del silenzio, visto l’ospite illustre, ma decisero ugualmente di non parlare. Entrambi gli affreschi sono opera di Pietro Giarre9 che ha adottato uno stratagemma prospettico che fa ‘girare’ i tavoli, a cui sono seduti i certosini, con lo spostarsi dell’osservatore lungo il refettorio.Altre curiosite0: alla base delle scale di accesso alla foresteria della Certosa di Pisa e8 stato rappresentato, ad affresco, un gatto. Oltre a tenere la Certosa e i suoi magazzini liberi dai topi, i gatti erano (e sono) gli unici esseri viventi con libero accesso alla Certosa e con cui i padri potevano ‘parlare’ e interrompere, in qualche modo, la loro totale solitudine. E’ stata anche selezionata una razza speciale: il gatto certosino. E in qualche modo la tradizione continua ancora oggi: i guardiani della Certosa di Calci hanno adottato infatti una colonia di decine di felini.Inoltre lo sportello per servire il pranzo, di cui ogni cella e8 dotata, e8 sfalsato in modo che chi serve il pranzo e chi lo riceve non possano guardarsi in volto e parlarsi.6. Anche alla Certosa esisteva una sorta di Twitter per le comunicazioni interne. Ci puoi spiegare come funzionava tale sistema?Ogni notte, quando i certosini lasciavano la cella per la celebrazione del Mattutino, dovevano passare da un corridoio dove e8 esposta ancora oggi una bacheca utilizzata per comunicare le varie mansioni speciali della giornata, la cappella privata assegnata a ciascuno per le celebrazioni in solitudine e le variazioni importanti fuori programma. Tutto funziona con un sistema di asticelle che venivano estratte e sulle quali sono tutt’oggi segnate le mansioni periodiche (la rasatura della testa, il bucato, lo spatiamentum, ecc). Per l’assegnazione della cappella si applicava una lettera dell’alfebeto (che corrispondeva a una specifica cella) in corrispondenza del nome della cappella assegnata. Un sistema pratico, veloce e soprattutto silenzioso!7. La Certosa di Calci in 3 aggettiviSontuosa, austera, affascinante8. La Certosa di Calci non e8 inclusa negli itinerari turistici di Pisa. Come mai?Perche9 di Pisa si conosce soprattutto la Piazza del Duomo. Cif2 che e8 al di fuori, sia in citte0 sia nel territorio circostante, e8 poco conosciuto. Chi si ferma nel territorio sono soprattutto le famiglie o i singloli visitatori. I gruppi turistici hanno tempi serrati che li portano a vedere l’intera Toscana in pochi giorni. La Certosa e8 comunque molto pif9 conosciuta e frequentata di un altro gioiello pisano: il Museo Nazionale di S. Matteo, una delle collezioni pif9 importanti al mondo di dipinti medievali su tavola. Sono entrambe delle chicche che andrebbero fatte conoscere e valorizzate perche9 Pisa non e8 solo la Torre Pendente o la Piazza del Duomo.9. Se un turista in visita a Pisa decidesse di visitare la Certosa, con quale mezzo potrebbe raggiungerla?Purtroppo gli unici mezzi per raggiungere la Certiosa sono o l’auto privata o il bus pubblico da Pisa. Il Sightseeing turistico, infatti, non arriva alla Certosa di Calci ma segue un percorso fisso all’interno di Pisa.10. E da ultimo, un consiglio che ti senti di dare a tutti coloro che visiteranno la Certosa.Essere puntuali! L’ingresso ai visitatori alla Certosa e8 consentito a ore specifiche (ad esempio: 8,30 – 9,30 – 10,30, ecc) e dura al massimo un’ora. Arrivare quindi un po’ prima, svolgere le funzioni pratiche dell’acquisto dei biglietti e prendersi un po’ di tempo per calarsi nella giusta dimensione della visita ad un luogo cosec particolare. Sedersi qualche minuto in silenzio nella cappella di S. Sebastiano aspettando l’orario di ingresso e meditare su quanto scritto proprio sopra il varco di accesso alla Certosa: “beata solitudo, sola beatitudo”.Credo che una spiegazione pif9 bella ed esaustiva della Certosa di Pisa non sarebbe stata possibile! Grazie Vincenzo.

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