Per essere «popolare» quanto contano le cose che non si vedono e quanto conta essere se stessi?

Le persone popolari o quello che lo vogliono essere spesso danno di se un'immagine di una persona forte, sicura di se; quando in realtà sentono il bisogno di essere appagate dalle attenzioni delle altre persone perché provano un senso di insicurezza e vogliono coprirlo apparendo come persone determinate e appunto popolari.
Quello che si mostra agli altri spesso non è ciò che si prova realmente e ciò che gli altri vedono in noi spesso non corrisponde a ciò che noi vediamo in noi stessi.
A ciò che noi vediamo in noi stessi.
Spesso io mostro agli altri ciò che credo gli altri vogliano vedere in me così facendo “copro” come sono veramente e questo comporta uno stato di infelicità in me, in quanto so che le persone con cui sto non mi conoscono veramente.
Anonimo

anonima
Istituto Paciolo D'annunzio

L'apparenza


Per essere "popolare" ciò che conta è nella maggior parte l'apparenza.
Ciò che si vede in questo tipo di persone è sempre la "simpatia", la "solarità", "la schiettezza", il "menefreghismo" e tutte le cose collegate a questi tratti caratteriali.
Le parole sono messe tra virgolette perché, molto spesso, sono tratti che non caratterizzano veramente la persona "popolare" e sono solamente cose che vogliono mostrare per attirare le persone.
Le persone le si possono attirare solo con socievolezza (finta o vera) o respingendole, ma per molte persone la repulsione da parte della gente "popolare" porta solo ad un ulteriore desiderio di avvicinarsi e coltivare un rapporto.
Io personalmente non lo capisco e non li sopporto questi "popolari". C'è anche chi è popolare essendo se stesso, ma è così raro che me li fa disprezzare a prescindere

anonima - Istituto Paciolo D'annunzio

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