Per essere «popolare» quanto contano le cose che non si vedono e quanto conta essere se stessi?

Le persone popolari o quello che lo vogliono essere spesso danno di se un'immagine di una persona forte, sicura di se; quando in realtà sentono il bisogno di essere appagate dalle attenzioni delle altre persone perché provano un senso di insicurezza e vogliono coprirlo apparendo come persone determinate e appunto popolari.
Quello che si mostra agli altri spesso non è ciò che si prova realmente e ciò che gli altri vedono in noi spesso non corrisponde a ciò che noi vediamo in noi stessi.
A ciò che noi vediamo in noi stessi.
Spesso io mostro agli altri ciò che credo gli altri vogliano vedere in me così facendo “copro” come sono veramente e questo comporta uno stato di infelicità in me, in quanto so che le persone con cui sto non mi conoscono veramente.
Anonimo

Gabriele Avanzi
Istituto Melloni

Popolarità


Non esiste una chiave precisa e definita nell'identificare ciò che ci rende popolari, in quanto ciò che ognuno cerca è la popolarità all'interno di sé stesso.
La continua ricerca di un'affermazione e di un consenso sta alla base dei bisogni umani, ma è importante chiarire che tipo di popolarità ci venga naturale e in che misura noi pretendiamo tutto questo da noi stessi.
L'accettazione di ciò che siamo si contrappone con la nostra capacità espressiva ed emozionale; vogliamo sempre provare sentimenti veri, ma ci preoccupiamo sempre che lo siano per chi ci ascolta o chi ci sente...non ci preoccupiamo mai che siano veri per noi.
La porta che conduce alla verità e alla trasparenza della nostra persona è sottoposta e controllata da una società che ci dice di liberare le nostre passioni e il nostro cuore, ma che al tempo stesso ci obbliga ad un'espressione già veicolata e guidata da ciò che è già stato, senza supportare ciò che è nuovo e forse più intenso e interessante.

Gabriele Avanzi - Istituto Melloni

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