351  

Primi passi.

Si alzò in piedi e rimase per qualche secondo in attesa per sentire se c’era qualche pericolo; l’aria fresca portava il profumo della primavera: quello era il mondo che il piccolo uomo descriveva nel suo diario, ma non avrebbe mai immaginato che fosse veramente così bello e vario. Mosse qualche passo incerto per assicurarsi che le scarpette non facessero altri scherzi, ma visto che non opponevano resistenza cominciò a passeggiare fra gli alberi.

Classe II F

 352  

Cambio di mentalità.

All’improvviso un’immensa folla di bambini lo assalirono e cominciarono a fare un girotondo gigantesco. L’uomo impaurito fuggì, dietro a un cespuglio senza che nessun componente di quell’esercito occasionale se ne accorgesse; protetto da quella barriera vegetale si voltò indietro e vide le madri chiamarli insistentemente. Quelle maledette scarpe lo portarono successivamente in un posto scuro, dove le tenebre erano eterne, vide un mucchio di quelle stesse scarpe che aveva ai piedi e vide le stesse orde di bambini di prima che però non faceva un allegro girotondo ma producevano tante cose tra cui le stesse calzature. L’omino non aveva mai visitato il mondo ma si rese conto subito che qualcosa non andava: percepiva la tristezza dei giovani lavoratori, si commosse a tal punto che trasportò tutti quanti con quelle scarpe magiche nel buco e li liberò dalla schiavitù.

Michele R. - Classe II F

 353  

L’uomo e gli amici.

Tantissime persone che mangiavano, ridevano, ballavano e cantavano tutte insieme. Incuriosito da queste persone si avvicinò a loro e quando fu più vicino capì che si trovava nel bel mezzo di una festa popolare, ma non una qualsiasi, quella del paesino che si trovava ai piedi della montagna dove abitava. Si rattristò poiché nessuno parlava con lui, infatti nessuno sapeva chi fosse poiché la gente non lo aveva mai visto in paese e nessuno ci aveva mai parlato. Ad un tratto però una bambina di circa otto anni lo prese per mano e tutta contenta cercò di coinvolgerlo nelle danze. Inizialmente si oppose, ma vista la gentilezza della bambina si lasciò andare e cominciò a ballare e a parlare con glia altri degli argomenti più vari. Passò tutto un giorno in compagnia di queste persone e si fece molti amici. Dopo averci pensato molto capì che stare da soli non è bello e così si trasferì dalla montagna al paese dove diventò amico di tutti e visse una vita molto felice.

Classe II F

 354  

Il mondo fuori dalla montagna.

Tutto era diverso dal paesaggio che era solito vedere, era come essere finito in un nuovo mondo anche se si trovava a pochi metri dalla sua abitazione. Quando si fu ripreso dallo spavento decise di esplorare questo mondo, era pieno di vita e vi era armonia fra tutti gli elementi che lo costituivano, i colori erano accesi e vi era una fresca brezza. Improvvisamente scorse una persona e fattosi coraggio decise di chiedergli dove si trovasse e questi gli rispose nel mondo. Allorché il piccolo uomo capì che sino a quel momento aveva vissuto in un suo mondo all’interno della montagna perché aveva paura di ciò che ci circonda. Da quel momento il piccolo uomo incominciò una nuova vita e sempre alla ricerca di nuove esperienze.

Minardi Francesco - Classe II F

 355  

Nascita di un uomo.

Si sentiva sereno, a parte il dolore per la botta ricevuta durante la caduta. I colori dei fiori lo ravvivarono e lo fecero gioire, ma ad un certo punto udì un enorme frastuono. Si girò e vide un enorme palla di fuoco, probabilmente dovuta ad un esplosione. Cominciò a correre, cercò un rifugio, ma si trovava in un enorme prato pieno di fiori e non sapendo dove andare si stese a terra. Ad un certo punto il cielo si fece nero e una tempesta di fulmini si abbatté su di lui. Centinaia di esplosioni, fumo dappertutto, buio totale: il poveretto non sapeva dove andare e cosa fare, ma ad un certo punto vide le scarpe da tennis, le stesse che lo avevano portato li. Notò che sopra c’era scritto: “fabbricate da un ebreo”. Se le infilò e, come la prima volta, fece un volo lunghissimo e arrivò in una città. Si alzò: non ricordava niente del viaggio tranne quella scritta: “fabbricate da un ebreo.” Si alzò e pronto a vendicarsi si vestì con vestiti che non aveva mai visto e decise di chiamarsi Adolf Hitler.

Pedrelli Francesco - Classe II F

 356  

C’è qualcun altro come me.

Un bosco e davanti a lui una grande montagna con un piccolo buco. Dal buco uscì un piccolo uomo che aveva in mano un diario. Quel piccolo uomo era in tutto e per tutto uguale a lui, a differenza di una cosa: appena uscito dal buco si aggregò ad una compagnia e se ne andò, cosa che lui non aveva mai fatto! Sentì il bisogno di aggregarsi alla compagnia ed andò dietro a quelle persone. Nella compagnia si trovò bene e riuscì a scoprire che aveva molto in comune con quegli uomini uguali a lui e con loro si divertì parlando e scherzando.

Classe II F

 357  

Essere diversi non è un difetto.

Oltre, altre montagne, altri prati e di nuovo montagne… il grande mondo continuava senza soluzione di continuità. Qua e la si scorgevano le case di un villaggio; improvvisamente l’omino sentì il bisogno di scendere nella vallata e andare in uno di quei villaggi. Voleva conoscere altre persone: da troppo tempo ormai era prigioniero nella sua grotta. Arrivato alle porte del paese però la sua voglia di fare amicizie era finita; gli era tornata una grande paura della gente e una grande timidezza. Improvvisamente vide una giovane donna che gli si avvicinava sorridendo. Era combattuto tra due sentimenti contrapposti: rivolgere la parola o fuggire… il secondo prevaleva, ma le scarpe gli impedivano di allontanarsi… da quell’incontro nacque un amore; l’omino si sposò e si trasferì nel villaggio, dove conobbe tanti amici che gli insegnarono ad accettare i suoi difetti (peraltro numerosi, oltre che basso era anche brutto e brufoloso) e a superare la paura degli altri e il loro giudizio. L’omino divenne amico di tutti e bruciò il diario in cui aveva scritto i tristi pensieri di quando era solo.

Classe II F

 358  

Il salto.

Stava un gruppo di gente che aveva in mano un diario. Sembravano tutte persone sole e questo lo si capiva dall’affetto con cui leggevano il libro e dalla forza con cui lo stringevano nelle mani come se fosse l’unica cosa che avessero al mondo. Il piccolo uomo allora capì che pure lui era una persona sola, che viveva solo di ricordi di una vita passata in un buco di una montagna, vicino a lui stavano dei bambini, soli anch’essi e li prese per mano e saltò. In un attimo si ritrovarono ai piedi della grande montagna, e l’omino si tolse le scarpe e le scagliò talmente forte contro la montagna in modo da creare un buco talmente grande da poterci ospitare i bambini. Da quel momento l’uomo e i bimbi non furono più soli, e in quel buco enorme impararono il significato del vivere in amicizia.

F M - Classe II F

 359  

Nuove sensazioni.

Ma proprio quel prato era minato dai tempi di un’antica guerra e per poco il piccolo uomo non rischiò di rimanerci. Per questo pensò che era meglio tornare a casa perché il mondo non era affatto sicuro. Quando fece per andarsene, però, le scarpe divennero improvvisamente pesanti e come era successo prima lo fecero volare ancora più a valle in un altro prato. Il piccolo uomo stava quasi  per impazzire perché vedeva il mondo crollargli addosso e svenne. In quel momento alcuni alieni che passarono di li per caso lo presero con loro. Quando l’uomo si svegliò ancora più spaventato di prima, gli alieni incominciarono i loro esperimenti con sonde, ecc ecc ma inaspettatamente il tutto piacque all’uomo il quale preferì stare con gli alieni a farsi sodomizzare che tornare sulla terra.

Cavazzini Guido - Classe II F

 360  

Gli uomini vestiti di bianco.

Avanti e indietro ogni punto di questo prato era ricoperto di bellissimi fiori o di erba ben curata. Non vi erano erbacce o fiori rinsecchiti. Ad un tratto l’uomo che alla vista di tale bellezza aveva perso ogni paura sentì una presenza dietro di se: si voltò di scatto e vide un uomo vestito di bianco che gli sorrideva. Quell’uomo aveva un’aria tranquilla e amichevole e dietro di lui cominciarono ad apparire altre figure umane, tutte vestite di bianco e sorridenti: essi erano uomini, donne, bambini e anziani. All’uomo che viveva sulla montagna questa vista piacque molto e decise di chiedere loro se potesse rimanere li con loro a coltivare fiori. Da quel giorno l’uomo vive nel grande prato insieme agli altri uomini e si veste di bianco. Da allora tutte le cose che scriveva nel diario ora le racconta ai suoi amici.

Classe II F

 361  

No solitudine.

Vide la sua piccola casa, ma non pensò di ritornarci dentro ma volle esplorare quel nuovo mondo. Camminò dunque per queste grandissime vallate, fino a quando sentì delle voci di persone. Impaurito si nascose e nel frattempo cercò di vedere quelle persone: erano molte e tutte quante piene di gioia. Improvvisamente qualcuno di loro avvistò il piccolo uomo e così gli andò vicino e lo portò nel mezzo del gruppo di persone. L’uomo era impaurito e da una certa parte anche pieno di vergogna perché rispetto alle altre persone era molto, molto piccolo allora uno gli disse:” non avere paura, è la solitudine che ti ha portato a queste piccole dimensioni”. Non volle ritornare a casa dove la solitudine sarebbe ancora diventato l’unico suo amico e così rimase con queste persone e poco a poco diventò di statura uguale agli altri.

Classe II F

 362  

Welcome.

Elfi, gnomi, nani, minotauri che tutti insieme lavoravano per costruire qualcosa. Il lavoro era frenetico, urla, grida, schiamazzi in lingue sconosciute fino ad allora per il piccolo uomo. L’uomo cercò di muoversi verso di loro ma non per la seconda volta fu trasportato dalle scarpe in un altro prato, si guardò intorno e vide erba e fiori a sinistra e a destra ancora personaggi stranissimi, che lavoravano freneticamente. Per caso passò di lì un giovane che, l’uomo un po’ esitante, spaventato, senza muoversi, attaccò discorso con il giovane personaggio: “salve, disse, scusami ma che luogo è mai questo?” l’elfo rispose: silvavest, la terra promessa” l’uomo perplesso e disorientato chiese: “ma cosa state costruendo?”; “un portone per nostra madre che è ammalata, soffre, dobbiamo aiutarla, lei ci ha creati e ora noi dobbiamo salvarla, le incomprensioni, l’odio, le guerre, gli omicidi e le ingiustizie, la stanno soffocando.” L’uomo sempre più perplesso cercò di muoversi verso il giovane ma ancora una volta le scarpe lo trasportarono, ma stavolta arrivò nella sua camera diversa, addobbata a festa con tante persone che lo aspettavano con una grossa scritta su un manifesto “welcome”.

Corbari Nicholas - Classe II F

 363  

Il mondo è sempre lo stesso.

Un mondo totalmente diverso da quello cupo e solitario a cui era abituato. Era di nuovo solo ma questa volta la bellezza della valle intorno a cui il profumo dei fiori lo riempirono di felicità e di speranza. A quel punto pensò che il mondo si fosse trasformato,che si fosse cambiato da quello che tanti anni prima aveva abbandonato per disgusto. Quindi volò ancora per qualche minuto e arrivò alla periferia di una città. La osservò: inquinamento, delinquenza e malavita lo colpirono subito. Di nuovo dopo tanti anni quei sentimenti di orrore, disgusto e vergogna per il mondo si risvegliarono in lui, così deluso e rattristito fece ritorno al suo buco nella montagna e vi rimase per sempre.

 Comani Andrea - Classe II F

 364  

Mai arrabbiarsi mentre si pensa al passato.

Li si accorse di essere morto. Infatti aveva sulla testa una grossa aureola. Subito si accorse che quello era il paradiso poiché tutt’intorno si sprigionava una sensazione di dolcezza. Sembrava che la violenza non fosse mai esistita. Ad un certo punto vide delle persone come lui. Lui, intimidito, decise di stare alla larga da quella gente ma era la gente che andava da lui. Ad un certo punto cominciò a parlare e capì di aver vissuto in modo tutt’altro che felice. da quel momento in poi decise di scordare la solitudine e vivere al meglio la nuova vita. Ma poi pensò fra sé: “ma come ho fatto a morire?” Dio, che si fece avanti con due guardie del corpo, gli diede una sfera di cristallo e gli fece vedere ciò che era accaduto: messe le scarpe, non essendo abituato a portarle inciampò, sbattè la testa contro un tavolo. A quel punto arrabbiato, bestemmiò e fu cacciato all’inferno.

Classe II F

 365  

Dalla caverna al successo.

Atterrato nel prato, un rappresentante della marca delle scarpe da tennis, gli si avvicinò e gli chiese il suo parere sulla nuova”formula” di tipo di scarpe. Dopo un attimo di sorpresa, l’uomo rispose che era stato una bella esperienza. A questo punto il rappresentante gli offrì lavoro come modello. Il piccolo uomo, stanco della sua solitudine accettò e divenne uomo immagine delle scarpe. La sua vita cambiò radicalmente e capì che la solitudine non aiuta le persone ma le distrugge.

Classe II F

 366  

Un aiuto provvidenziale.

Vide una ragazza, ella si avvicinò, ma l’uomo avendo paura, cercò di scappare; ma venne scaraventato dalle scarpe a centinaia di km di distanza. Quando rinvenì si trovò nel mezzo di una moltitudine di persone, capì che le scarpe avevano un potere particolare, cercò di togliersele ma ancora una volta esse lo portarono in un posto diverso. Per tutto il giorno venne portato da una parte all’altra del mondo. Vide le persone, rapporti col prossimo, la felicità dei gruppi. Quando pensò che quelle scarpe lo avrebbero trasportato all’infinito, si ritrovò nella sua piccola caverna dove trovò un biglietto: la vita può essere meglio di così.

Classe II F

 367  

Lo gnomo e le sue scarpe.

Si sentiva solo. Ad un certo punto guardò il cielo che da azzurro si tingeva di nubi neri che sembravano sporche e puzzolenti, pian piano schiacciavano contro il prato il povero omino. Iniziò a piovere, non acqua ma rifiuti che dopo poco sommersero il prato fiorito. Per fortuna le scarpe ripresero il viaggio e lo portarono in una metropoli dove veniva pestato e preso a calci perché era troppo piccolo per essere visto. Urlò per farsi sentire, ma sembrava che nessuno lo sentisse, cosi quasi venne investito da un pulmann. Per fortuna le scarpe lo portarono via, lo portarono sopra una grossa nave che navigava su un mare nerissimo. La nave oscillò, cosi forte che lo fece cadere in mare, allora pensò di togliersi le scarpe e mentre lo faceva aprì gli occhi e si trovò tutto sudato nel suo piccolo letto.

Classe II G

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Un paio di scarpe da tennis per vivere.

Tantissime persone che com’era successo a lui, avevano trovato un paio di scarpe da tennis e dopo averle indossate erano state trasportate in quello stesso luogo. Alle loro spalle tanti campi da tennis dove tutte queste persone che avevano vissuto un vita solitaria potevano giocare, parlare e confrontarsi insieme. Le scarpe quindi erano uno strumento di Dio, tramite il quale poteva fare incontrare persone che altrimenti avrebbero finito la loro vita in solitudine.

Classe II G

 369  

Tutto per colpa delle scarpe da tennis.

Una strada lunghissima iniziò a seguirla, vagò per giorni, settimane, mesi. Si sentiva disorientato perché non era abituato al mondo esterno. Passando di paese in paese, di città in città si accorse che era rimasto l’unica persona vivente di tutto il mondo. Improvvisamente si sentì solo, era molto strano per lui abituato alla solitudine, ma forse non si sentiva solo perché aveva la consapevolezza di non essere solo al mondo, ma ora… in preda alla disperazione iniziò a volare a velocità supersonica, ma ad un tratto perse il controllo delle scarpe e precipitò in un burrone. Ad un tratto il pianeta esplose, non si sa il perché però accadde. Nel frattempo gli scienziati terrestri si accorsero che un’altra stella si era spenta.

Classe II G

 370  

Le scarpe porta sfortuna.

Una metropoli piena di smog con macchine e persone che volavano. Appena ricominciò a volare per esplorare l’ambiente arrivò un giovane scalzo in tutta fretta. Gli disse che le scarpe erano sue e se le fece ridare. Allora il povero uomo sconsolato visto che la sua casa era a molti chilometri di distanza decise di trovare un posto in città. In nessun posto però fu accettato, anzi fu malmenato e denudato, e fu costretto a vivere sotto un ponte come un barbone in una solitudine diversa da quella che lui conosceva.

Classe II G

 371  

Magiche calzature.

Un ampio lago che pullulava di vita: canne sulle sponde, insetti acquatici, uccelli che volavano nel cielo. Ad un certo punto notò tre uomini piccoli piccoli, quasi più piccoli di lui. Cominciò allora a chiamarli: “oh, oh, eh! Ciao!” Quelli non sembravano sentirlo, continuavano a discorrere tra loro senza preoccuparsi di lui. Si sentì molto triste e… “avrai fatto un brutto sogno – disse la mamma – calmati”.

Classe II G

 372  

Gli uomini delle montagne.

Era la prima volta che vide un luogo cosi bello. Si coricò a terra e sentì il dolce profumo del prato e lo sbattere delle ali degli uccelli che volavano sulla sua testa. Rimase li per molto tempo e quando giunta la notte si mise a camminare nel bosco, non aveva paura perché più forte era il bisogno di conoscere il mondo e le sue creature. Non smise mai di camminare oltrepassò colline e campi di giorno, giunse sino al mare e ne percorse la riva, attraversò fiumi e terre aride, ma ad un certo punto cominciò a pensare. Pensò perché stava facendo questo, se gli giovava o se voleva di più. Non trovando una risposta si imbattè in una montagna, si, una grande montagna con un piccolo buco. Sbirciò dalla finestra di quella caverna e vide una signora che senza tregua scriveva su un librone un sacco di parole, erano parole strane, frasi di cucina, suggerimenti su come cucire calzini, e pensieri di ogni genere. Il nostro uomo si fermò a riflettere e dopo qualche attimo bussò alla porta e depose le sue scarpe sulla soglia, ma non se ne andò, perché voleva far conoscere il mondo alla signora, aiutarla a crescere  e vivere insieme a lei.

Classe II G

 373  

Il super eroe.

Si accorse che era sceso dalla montagna e impaurito e anche un po’ incuriosito cercò di fare di nuovo qualche passo. Ricominciò a volare e pian piano si accorse che non era difficile: bastava muovere le scarpe avanti e indietro. Si esercitò cosi a lungo tutto solo in quel prato e quando si sentì sicuro delle sue capacità di volo decise di volare fino alla città più vicina. Qui venne accolto con grande gioia, perché tutti pensavano che fosse un supereroe. Alla vista di tanta gente però si spaventò e tornò sulla sua montagna. Il giorno seguente trovò fuori dalla porta un travestimento e degli occhiali. Indossò subito tutto e fece un passo. Cominciò allora a volare sempre più velocemente e si sentì sempre più forte. Mentre volava vide un uomo che stava rubando una macchina, scese velocemente e fermò quell’uomo. Molte persone si radunarono allora intorno a lui e lo applaudirono. In mezzo a quella folla si sentiva finalmente felice e per la prima volta nella sua vita si sentì veramente utile e capì lo scopo della sua vita: quello di fare il supereroe!

D R - Classe II G

 374  

Le magiche scarpe da tennis.

Vide una grande casa interamente costruita con mattoni d’oro. Si avvicinò e bussò timidamente alla porta. Nessuno gli aprì. Spinse la porta ed entrò. All’interno la casa era vuota, vi era soltanto una specie di pozzo al centro di una stanza. Il piccolo uomo si avvicinò incuriosito e guardò verso il fondo del pozzo. Non vide l’acqua, ma notò una debole luce che usciva da un buco nel muro. Si calò all’interno del pozzo con una corda e iniziò a sfilare i sassi dalla parete aprendo cosi un passaggio. Seguì il tunnel per una decina di metri e si ritrovò di fronte ad una porticina. La aprì e si ritrovò in un villaggio abitato da centinaia di persone uguali a lui. Improvvisamente sentì un dolore ai piedi e si sfilò le scarpe. Subito il villaggio scomparve e il piccolo uomo si ritrovò nella sua casa sul suo letto. Le scarpe erano sparite cosi come la casa nel prato. Era stato dunque tutto un sogno?

Classe II G

 375  

L’uomo che conobbe la felicità.

Naturalmente quel paesaggio lo stupiva e terrorizzava nello stesso tempo; sentiva infatti profumi mai sentiti, vedeva colori e oggetti mai visti, considerava strano e nuovo ciò che vedeva, ma piacevole, rilassante, luminoso. Si avvicinò ad un lago nel quale si rispecchiava tutto il paesaggio, intorno a questo vi erano tante persone che ridevano e che non conosceva, ma gli facevano capire che potevano aiutarlo che nonostante fosse in quel nuovo ambiente era accompagnato da qualcuno. Non pensava come fosse arrivato li, o chi lo avesse mandato, rifletteva sul fatto che dopo essere stato molto tempo da solo a scrivere le sue considerazioni ora poteva dirle ad alta voce perché ciò che riteneva importante era esternare le sue idee per ricevere delle risposte e non quindi nascondere tutto dentro di se o in mezzo alle pagine di un diario. Tornato a casa decise di aprire quella porta che teneva chiusa per fare entrare la luce.

Classe II G