Le lacrime di gioia e i sorrisi di dolore

[...] Io rido, rido per non far vedere che dentro piango e sto male, sorrido mi infilo una maschera e sorrido. Io piango, piango perché sono felice, tutte le mie emozioni escono racchiuse in quella gocciolina. Io vedo un sorriso che piange, un sorriso che ha smesso di essere un sorriso, un sorriso troppo nascosto per noi, troppo mascherato per poter illuminare noi stessi [...]

Marina Sartori
Liceo Scientifico "Ulivi"

Era mio padre

Il rumore degli aerei che partivano e arrivavano era continuo e insistente... ma quell'uomo... non sentiva nulla... Quel giorno stavo trascinando la mia valigia sul pavimento lucido dell'aeroporto, quando voltando lo sguardo...

Il rumore degli aerei che partivano e arrivavano era continuo e insistente, intorno a lui migliaia di persone passavano portando bagagli e parlando le lingue più diverse. In quell'aeroporto c'era un gran rumore ma quell'uomo, dalla faccia inespressiva e con quegli occhiali tondi, probabilmente troppo antiquati per essere considerati alla moda, non sentiva nulla, guardava attraverso quegli occhiali, quei grandi occhiali tondi. Osservava il viso di tutte le persone che gli passavano accanto, vedeva ogni smorfia di dolore, di gioia, di tristezza, attraverso ogni piccolo sguardo percepiva ogni minima emozione e ogni minimo sentimento. Stava seduto su una panchina di quell'aeroporto tutti i giorni, avvolto nel suo lungo cappotto marrone, visibilmente consumato e passava il tempo cercando di indovinare cosa provavano tutte quelle persone che passando si lasciavano sfuggire un increspamento di labbra o una semplice occhiata particolare. Chissà cosa ci trovava di così divertente! Me lo chiesi il giorno che passai in quell'aeroporto, ero appena tornato da un viaggio di circa un mese, un viaggio con i quale avrei voluto dimenticare tante cose ma che era solo riuscito a farmi comprendere che molto spesso fuggire non serve a niente. Quel giorno stavo trascinando la mia valigia sul pavimento lucido dell'aeroporto, quando voltando lo sguardo vidi quel personaggio strano che agli occhi delle altre persone sembrava trasparente, decisi di avvicinarmi, non conoscevo quell'uomo, non l'avevo mia visto ma qualcosa infondo a me mi diceva di provare a parlargli. Lentamente feci alcuni passi verso di lui, tuttavia l'uomo non si mosse, mi sedetti di fianco a lui. Provai a parlargli ma l'uomo non si mosse. Improvvisamente da quegli occhi verdi fissi e inespressivi scesero grosse lacrime, improvvisamente l'uomo si voltò e mi strinse in un forte abbraccio, le lacrime continuavano a scendergli lungo le guance...Capii poi il perché. Quelle lacrime, quelle lacrime inspiegabili non erano lacrime di dolore ma le lacrime di un padre che dopo dieci anni aveva ritrovato la cosa più importante, una cosa che aveva aspettato tutti i giorni in quell'aeroporto per tanto tempo.. Quell'uomo era mio padre.

Marina Sartori - Liceo Scientifico "Ulivi" -

Commenti:

12lqVMbhhsj

borei i hrisi aygi na min efthinete gia ola ta kaka pou ehoun simevi sti hwra, alla auto kai mono den apotelei logw gia na tous valoume kai na mas kyvernisoune... Min to hasoume kai teleiws! Vasika boroun na mas afisoune hsyhous oloi? Ade giati poso koutohorto na faei enas anthrwpos se mia zwi... Kai legame ti ma**kia na kanoume twra?.. Den vazoume kai ti x.a. Panw sto kefali mas... An kai vgazei poli gelio, kanonika einai gia klamata i katastasi an to skefteis...

Lascia un commento!

Nick
E-mail
(non verrà visualizzata)
Testo
CAPTCHA ImageReload Image