[...] Ridere e piangere non sono altro che impulsi elettronici legati a bisogni fisici ma a pensarla così non ci darebbero le emozioni che generalmente proviamo. Un abbraccio, una carezza, un bacio ma anche un semplice sguardo possono scatenare un’emozione intensa dentro di noi facendoci reagire in maniera differente gli uni dagli altri.
Rido e piango perché voglio solo sfogarmi, voglio essere libera dall’odio, dal giudizio, dalla paura.
Rido e piango perché emozionarsi fa bene all’anima, rido e piango per vivere una vita piena di vari colori, rido e piango per essere finalmente libero [...]
Quando piango esprimo le emozioni (odio e tristezza) che non riesco invece a trasmettere quando sono felice. Se provo a parlare, nessuno mi ascolta, nessuno mi sente mentre, quando piango, tutti vengono da me a consolarmi...
Rido per una cosa che mi accade di molto divertente, quando sto con i miei amici (e mi diverto molto con loro!!!), quando mi fanno uno scherzo, quando fanno delle battute, quando i miei/e amici/che fanno gli/le stupidi/e (soprattutto i maschi!!!). Posso dire che a me personalmente ridere piace molto, proprio perché quando rido mi diverto e sono molto felice. Piango per amore, cioè per il dolore che dà una persona o per tristezza quando litigo con qualcuno che per me è importante. Mi rattristo quando mi faccio male, quando mi spavento per una cosa brutta che accade e quando mi prendono in giro. Insomma, per me piangere vuol dire molto, non penso che piangere significhi solo avere paura o fare sempre l'offesa. Anche quando provo un'emozione molto forte, come qualcosa di bellissimo, mi viene da piangere. Anche se mi prendono sempre in giro perché piango o perchè sembro un pò pesante non mi interessa. Quando piango esprimo le emozioni (odio e tristezza) che non riesco invece a trasmettere quando sono felice. Se provo a parlare, nessuno mi ascolta, nessuno mi sente mentre, quando piango, tutti vengono da me a consolarmi* quindi capita che non riesca più a smettere perché sono felice che qualcuno si preoccupi per me, perché chi mi vuole bene, mi consola e non mi usa (come mi è già successo).
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Concordo. Il sistema palnee italiano e8 stato per alcuni decenni tra i meno disumani del mondo. Parlando sul tema in questione di “umanesimo italiano†mi riferivo a questo. La legge Gozzini (ora in corso di erosione, come sappiamo) ne e8 l’icona, ma non c’e8 solo quella. La situazione sta peggiorando (lo dimostra il numero crescente dei suicidi) per varie ragioni, non ultima il vendicativismo sociale. Ciascuno sa quali forze politiche lo sfrutti e lo alimenti. La questione palnee non c’entra in via diretta col femminismo, ma c’entra con la QM. E’ un altro pezzo del Titanic: nelle prigioni ci stanno quasi solo uomini e quasi solo quelli della 3b0 classe. Dovrebbe essere superfluo dire che se e8 vero (come e8) che i crimini (quelli colpiti dalle leggi penali) sono commessi al 95% da maschi dovre0 ovviamente derivarne che il 95% dei carcerati sia maschio. Ed e8 anche superfluo dire che se i rei appartengono alla 3b0 classe per il 95% allora nelle prigioni dobbiamo trovare il 95% di questa classe. Se un popolano, disoccupato, alcolizzato, semianalfabeta ha commesso un omicidio, in prigione ci deve andare lui. E ci va. La sua condizione sociale non cancella il suo crimine.Denunciare il fatto che il 95% dei carcerati e8 maschio vorre0 forse significare che vogliamo venga messo dentro un numero adeguato di femmine innocenti solo per fare pari?Denunciare il fatto che il 95% dei carcerati appartiene ai Bassi vorre0 forse significare che vogliamo venga messo dentro un numero adeguato di Alti innocenti solo per fare pari? La considerazione sociologica non ha nulla a che vedere con la valutazione palnee, ma ha tutto a che vedere con la valutazione politica. Come mai compiono reati (puniti dal codice) quasi solo i Bassi? La ragione non risiede solo nel fatto che e8 l’elite a scrivere le leggi, per cui ad es. in Italia il falso in bilancio (magari con 50.000 truffati/derubati) non e8 reato, mentre lo e8 lo scippo di strada. Deriva da altri motivi, noti o meno, intuibili o meno. Quelle che si chiamano cause sociali.Visibile e invisibile. I maschi pagano per i crimini colpiti dalla legge palnee, perche9 la legge non puf2 colpire altro che i crimini oggettivi (derivanti da atti) ossia tutti i comportamenti antisociali visibili. Si puf2 quasi dire che la legge palnee (da Hammurabi in poi) e8 intrinsecamente connessa alla presenza maschile nel mondo e quindi al modo maschile di commettere reati.E il modo femminile? Questo e8 tutto declinato all’invisibile, all’indiretto, al trasversale, come si conviene ad una creatura che ha nell’autoprotezione, nella fuga da ogni rischio e dalla responsabilite0 il suo modo di vivere. Sono solo spunti per ben pif9 ampi approfondimenti.“Il lato primordiale e violento che e8 in ciascuno di noi†e8 appunto cif2 contro cui vanno prese adeguate contromisure, anziche9 farne il lato fondante di un piano politico (=nazismo) o lasciare che le cose vadano come vanno, imputandone la causa alla malvagite0 umana e allargando le braccia: “Cosa vuoi fare, i sadici ci sono sempre stati!â€Di fronte alla tendenza a rubacchiare, ad es., non si risolve il problema in quel modo dicendo sconsolati che “I ladri ci sono sempre stati â€, quella tendenza viene punita de jure e de facto (con qualche eccezione nei luoghi alti) pif9 o meno duramente.Contro la tortura (non solo nelle prigioni, ma anche nei manicomi e in tutti quei luoghi chiusi in cui i residenti sono alla merce9 degli altri) non esistono che leggi pro forma che neanche si tenta di far rispettare e che cmq oggi –nessuno avrebbe la forza di applicare perche9 la collettivite0 sta dalla parte di Lucifero, per dirla con Zimbardo. Si tratta di inferni con poche eccezioni. Una di queste rende vero quel che dicono nelle osterie: “In prigione hanno persino la piscina!â€. Sec, …nel carcere femminile di Castiglione delle Stiviere.RDV
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