Ti senti libero di esprimere o tacere le tue emozioni

[...] Un essere umano nasce già con la voglia di libertà, di ridere, piangere e di qualsiasi altra cosa, senza tutto questo chiunque morirebbe soffocato dalla vita. Purtroppo in questo mondo c’è qualcuno che può ridere e chi può solo piangere. Non è facile manifestare i propri sentimenti e avere la libertà di esprimersi senza paura di essere giudicati.
Esprimiamoci! e mostriamo l’essenza di noi stessi e la nostra vera natura perché una volontà ostacolata è una realtà non compresa [...]

Edoardo Cavatorta
Liceo Scientifico "Ulivi"

Liberi di vivere

"Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile." Troppi cittadini, in troppi paesi, non si rendono conto che la pena di morte offre alla società, non un'ulteriore protezione, bensì un'ulteriore forma di brutalità. La pena di morte non è altro che un enorme potere concesso allo Stato. La società dovrebbe quindi uccidere per dimostrare che uccidere è sbagliato?

"Ne "Dei delitti e delle pene" Cesare Beccaria scriveva "Quanto la pena sarà più pronta e più vicina al delitto commesso, ella sarà tanto più giusta e tanto più utile. Dico più giusta, perché risparmia al reo gli inutili e fieri tormenti dell'incertezza che crescono col vigore dell'immaginazione e col sentimento della propria debolezza* più giusta perché la privazione della libertà essendo una pena essa non può precedere la sentenza se non quando la necessità lo chiede. Il carcere è la semplice custodia di un cittadino finché sia giudicato reo e deve durare il minor tempo possibile e deve essere meno dura che si possa. Ho detto che la prontezza delle pene è più utile, perché, quanto è minore la distanza del tempo che passa tra la pena ed il misfatto, tanto è più forte e più durevole nell'animo umano l'associazione di queste due idee, delitto e pena, talché insensibilmente si considerano uno come cagione e l'altra come effetto necessario immancabile". Così è come la pensava il famoso nonno di Alessandro Manzoni ma come sono considerati i diritti umani ai nostri giorni? Sono troppi i governi che ancora credono di potere risolvere gravi problemi sociali o politici uccidendo alcuni prigionieri o addirittura centinaia di persone. Troppi cittadini, in troppi paesi, non si rendono conto che la pena di morte offre alla società, non un'ulteriore protezione, bensì un'ulteriore forma di brutalità. L'abolizione sta guadagnando terreno ma ancora troppo lentamente. Il problema della pena di morte riguarda tutti gli uomini, dal momento che viene inflitta in nome del popolo di un'intera nazione. Ognuno dovrebbe quindi essere consapevole di ciò che significa una simile pena, di come essa sia usata e di come violi i diritti fondamentali dell'umanità. La pena di morte non è altro che l'uccisione predeterminata e a sangue freddo di un essere umano da parte dello Stato* in altre parole si tratta di un enorme potere concesso allo Stato che può in tal modo privare deliberatamente una persona della vita. È verissimo che lo Stato deve difendersi dalla criminalità e nessuno nega che debba pertanto infliggere delle pene a chi commette dei reati ma non dobbiamo dimenticare che, in nome del diritto alla vita, a nessun cittadino è consentito uccidere per difendersi da eventuali nemici, ovvero non si comprende perché uno stato civile e di diritto debba invece avere questo potere. Credo che la soluzione risieda nell'alimentare gli sforzi per applicare correttamente gli strumenti che già esistono. Se non si riesce a catturare e condannare i colpevoli di gravi delitti, serve davvero a poco che la pena teoricamente comminabile sia la pena di morte piuttosto che una pena detentiva. Una semplice domanda: la società dovrebbe quindi uccidere per dimostrare che uccidere è sbagliato? Si tratta, è evidente, di un assurdo concettuale. La pena di morte non può essere la condanna di un omicidio, essa è un omicidio! I diritti umani sono inalienabili e vanno applicati a tutti noi! Alcuni sostengono che la pena di morte sia necessaria come deterrente. La tesi dell'effetto deterrente può sembrare a prima vista accettabile: che cosa potrebbe essere più convincente per fermare coloro che hanno intenzione di uccidere o di commettere altri gravi reati, della pena di morte? Innanzi tutto occorre considerare che chi commette un omicidio raramente valuta razionalmente le conseguenze che dal suo gesto potrebbero derivargli. Uno studio compiuto nelle carceri giapponesi rivelò che nessuno degli accusati per omicidio ricordasse di aver pensato, prima di commettere il reato, alla possibilità di essere condannato a morte. Se la pena di morte scoraggiasse i potenziali trasgressori in misura maggiore di ogni altra punizione, si dovrebbe rilevare che i reati passibili di pena capitale, laddove ancora applicata, sono commessi con minore frequenza rispetto agli altri per i quali non è prevista. Nessuno studio è riuscito però a stabilire una relazione significativa tra la pena di morte e la percentuale dei crimini commessi. Ad esempio, il numero dei delitti in Colorado e Montana (dove è in vigore la pena di morte) risulta essere superiore a quello del Kansas (dove è stata abolita). Non è necessario essere criminologi e sociologi per capire che la violenza porta ad altra violenza. Gli Usa si sono rivolti verso il passato. Capiranno."

Edoardo Cavatorta - Liceo Scientifico "Ulivi" -

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