IL LINGUAGGIO DEI GIOVANI [di Emanuele Raggio] 
  LA PAROLA DEI GIOVANI [di Emanuele Raggio]
  PARLA COME UN GIOVANE [di Emanuele Raggio]
  ASCOLTAMI [anonimo]
  LE PAROLE [anonimo]
  PAROLE AL VENTO [di Cec]
  UN AMICO [anonimo]
  AMICO [anonimo]
  ACQUERUGIOLA [di Francesca Ruggiero]

 

  UNA STESSA PAROLA [di Deborah Fontechiari]
  LA PAROLA COS'E' SE NON UN SIMBOLO [di Andrea Zucchi]
  PAROLE VIVE [di Federico Stefanini]

IL LINGUAGGIO DEI GIOVANI

Alto linguaggio
di gioventù
un omaggio
che non torna più

Emanuele Raggio dell'ITC Melloni - classe 3B ERICA - 16 anni

 

LA PAROLA DEI GIOVANI

Gradita e sussurrata,
tenera e amata,
gentile se innamorata

Emanuele Raggio dell'ITC Melloni - classe 3B ERICA - 16 anni

 

PARLA COME UN GIOVANE

Voglia di far ridere,
provare a cantare
e la timidezza vincere.
Difficili parole da pronunciare
quanto da ascoltare
per l’amicizia catturare

Emanuele Raggio dell'ITC Melloni - classe 3B ERICA - 16 anni

 

ASCOLTAMI

Ascoltami,
ascolta la mia parola e
io ascolto le tue parole,
taci e ascoltami…
Il tuo silenzio e le mie parole
sono udite dalla tua splendida
persona…
Ascoltami e amami.

La penna scrive
e io leggo…
Io scrivo e tu
leggi…

Taci! Scrivi! Leggi! Amami!

Le parole volano,
i ricordi restano,
i miei ricordi su ciò che mi hai detto
volteggiano nell’aria…
…Cosa hai detto prima??? Ripeti!!!

Anonimo dell'ITIS

 

LE PAROLE

Le parole volano
a volte le ascolto
a volte le leggo
ma quelle importanti
sono quelle che restano

Anonimo dell'ITIS

 

PAROLE AL VENTO

Sospiri, sussurri, respiri
tutte foglie nel vento
canti, gridi, preghiere
spazzati dal vento

Pensieri, idee opinioni
scritti su un foglio bianco
come granelli di sabbia nel deserto
affermazioni, insulti, prese di posizione
scompaiono come i sentimenti immaturi

Parole d’amore e di odio
rimangono come ricordo
di una carezza
o di una pugnalata al cuore.
Parole ascoltate, lette e forse ricordate.

CEC del Liceo Ulivi - classe 3 F

 

UN AMICO

Si deve avere 
un amico
invisibile 
a cui parlare 
nelle ore silenziose 
della notte

Anonimo dell'Istituto Paciolo

 

AMICO

Amico non pensiamo 
al domani 
cogliamo 
insieme 
quest’attimo 
che ci si presenta

Anonimo dell'Istituto Paciolo

 

ACUERUGIOLA

Lieve
era la tua voce mentre mi parlavi.
Sereni
alla fine del tuo monologo erano i tuoi occhi
che si facevan leggeri
Caro
mi è i ricordo di quell’incontro.
La pioggia delle tue parole
mi scalfiva l’animo, che oggi lieve
a voce serena
racconta di quel caro ricordo

Francesca Ruggiero del Liceo San Vitale - classe IV A - 18 anni

 

UNA STESSA PAROLA

Una stessa parola può trasmettere emozioni diverse a seconda che sia letta, ascoltata o ricordata.
Una parola letta può essere, ad esempio, interpretata in milioni di modi perché ognuno ha un proprio modo di interpretarla. La parola rimane lì, scritta, siamo noi a cambiarla ogni volta che la leggiamo. “AMORE” è una parola come un’altra, eppure a seconda di che la legge e di come si legge trasmette gioia, dolore, felicità, sofferenza, ecc…
Poi c’è la parola ascoltata, una parola che ci viene detta per trasmetterci qualcosa.
A volte ascoltare parole è più efficace e incisivo che vedere azioni, anche se non sempre vengono capite come chi le ha dette voleva che venissero interpretate; ed è da qui che nascono i malintesi.

Infine ci sono le parole ricordate; queste sono parole che trasmettono sensazioni diverse a seconda del momento in cui vengono ricordate. Rimangono nella mente perché importanti e significative…


Deborah Fontechiari dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

LA PAROLA COS'E' SE NON UN SIMBOLO

La parola cos’è se non un simbolo, un mezzo che racchiude in sé migliaia di informazioni che il tempo le ha appiccicato addosso.
Le parole vivono negli anni rinnovandosi e mantenendo significati antichi con concezioni moderne, è la più perfetta mappa di sensazioni che creano idee.
L’uomo non ha mai fatto né farà mai opere di sintetizzazione più perfetta.

Andrea Zucchi della Consulta degli studenti

 

PAROLE VIVE

Quando anche noi come per stuprare i bianchi fogli ci lasciamo ammaliare dal piacere della scrittura, vogliamo dipingere per altri parole vive di un sentimento che un altro cuore riponga in un angolo come già noi leggendo abbiamo fatto e faremo.
Niente è più libero della lettura, da soli decidiamo, da soli agiamo, e da soli selezioniamo.
Sinceramente in disaccordo con le letture guidate capisco che ormai è difficile essere da soli di fronte ad una cultura troppo a portata di mano troppo vasta da sfogliare.
Manca il sentimento, è snervante guardarsi attorno.
Troppe parole sono scritte, troppe sono dette, poche riescono ad acquisire peso.
Proprio ieri sollazzandomi sul libro di……..   ho letto una serie di suoni che mi hanno lacerato, stupito e di cui mi sono infatuato profondamente “la morte ha perso la testa” dio vi rendete conto di quanto queste poche parole descrivono pienamente ciò che ora abbiamo attorno?
Spero vivamente che per quanto ci sia il distacco “generalmente sensazionale” dei giovani dal mondo “impegnato” fatto di regole dogmi ed insegnamenti ad ogni angolo, esista sempre per ogni ragazzo un qualcosa sia questa un insegnante, un genitore, un libro che sia capace di insegnare senza volerlo fare, spero che ci siano ancora “piccoli Socrate” in questo mondo, spero anch’io di capire ancora il mio cuore sul suono di una parola.
Ascoltare non è il mio forte non amo ascoltare, è l’unico senso del nostro corpo che è obbligato, amo leggere, ed amo sentire emozioni.
Leggere significa lasciarsi perdere in un momento che distrugge la realtà circostante creandone una che vive a metà tra il foglio e gli occhi, significa divertirsi stando in silenzio farsi coi nostri sorrisi che scandiscono le battute ironiche o i momenti buffi di un libro o come bambini finalmente piangere intimamente accanto a qualcosa che di reale non ha che inchiostro.
Chiedendomi quale siano le parole che più mi ricordo non ne ho di vive ma vedo tutto me compreso di parole nell’anima senza senso: di belle, volgari, profonde, comuni che sole non sono che banali simboli ma che come bachi da seta traggono vita nei momenti che hanno bisogno di vivere, vivono per partorire al mondo ciò che corpo non ha, in loro le emozioni tentano di spiegarsi al mondo, come una lacrima, od un sorriso, una parola serve al cuore per lasciare un’emozione alla realtà, senza pertanto e purtroppo spiegarla totalmente.
Forse la parola più bella che ho sentito è il silenzio, è la più viva.
Io vi ascolto, io vi leggo, io vi ricordo, e spero questo mio rispetto sia dovuto al mondo quanto il mondo lo debba al mio amore.

Federico Stefanini del Liceo Marconi - classe V - 19 anni