Identità collettiva e identità personale, il singolo continua ad esistere quando appartiene ad un gruppo forte?
Poesia
1.1 La natura [di Rossana]
Saggi
Brevi
2.1
Io e gli altri [di Giovanni Melandri]
2.2
L'amicizia [di Marco Spaggiari]
2.3 E' la paura più grande [di
Laura]
2.4 Liberi di essere noi stessi
[di Dani '84]
2.5
La vita di gruppo [di XX '84]
Articolo
Giornalistico
3.1
Intervista
[di Dahbi Mourad, Salvatore Buonocore, Michela Bicelli, Silvia Baroni]
Racconto
4.1
La Prova [di Giulia B.]
La natura nella sua perfezione
non ha creato un fiore profumato come un altro,
una stella splendente come un’altra…
… ma allora perché noi figli di questa era moderna
preferiamo nascondere ciò che ci rende unici
per timore di apparire "diversi" agli occhi degli altri
venendo così esclusi da quel gruppo che abbiamo formato
unico solamente per la diversità di chi lo formava.
Rossana – Convitto Maria Luigia – classe II liceo europeo – 15 anni
Nel rapporto con gli altri l’uomo deve guardare più alle proprie capacità
che alla sua tendenza ad adeguarsi agli altri.
Ciò non significa essere incoerenti; infatti la coerenza personale di un
individuo può viaggiare anche parallela a quella collettiva.
Un oggetto che può rappresentare questo rapporto è il prisma, poiché
ritrasmette varie sfaccettature, proprio come l’individuo, inoltre rappresenta
anche la relazione tra l’"io" e il "mondo", infatti, il
raggio di colori che entra nel prisma è diverso a seconda delle collocazione
del poliedro e quindi a seconda delle persone.
Da questo incontro scaturiscono multiformi possibilità.
Ciascuno di noi è quel raggio.
Molti giovani perdono la loro individualità per paura di non essere accolti
nel gruppo.
Da questo derivano comportamenti, a volte eccessivi, che possono ledere il
loro equilibrio psico-fisico.
Giovanni Melandri – Convitto Maria Luigia – classe II Liceo Europeo –
15 anni
"Si vales, ego quidem valeo"
in queste parole sta il significato dell’amicizia, cioè sapere partecipare
e condividere gioie, dolori ed emozioni di un altro, infatti tutto ciò che non
si può condividere è una cosa dimezzata.
Ma la vera amicizia si manifesta soprattutto nelle avversità e nei momenti
dolorosi.
Se lo stare vicino a chi ride, scherza e si diverte può essere piacevole e
gli amici disposti a partecipare sono molti e non tutti per vero affetto,
consolari chi piange, condividere un dolore è penoso e solo chi ama veramente
è capace di tanto.
In questi frangenti l’identità di un singolo esce dal proprio egoismo, si
rafforza e risplende maggiormente come parte di un gruppo.
Marco Spaggiari – Convitto Maria Luigia – classe II Liceo Europeo – 15
anni
E’ la paura più grande perché ci impone di stare soli
con noi stessi e guardarci fino in fondo dove nessun calore è mai arrivato e
dove nessuna lente ha mai guardato…
E’ la voglia di muoverci nel nostro spazio dove ogni fantasia e ogni sogno ci
portano via per mano e dove non saremo mai soli, ma in compagnia di noi stessi.
(è dove la luce rimbalza contro l’oscurità e l’oscurità rimbalza contro
la luce)
E’ forse quando siamo soli che emerge il lato più brutto del nostro essere? O
sono gli altri che tirano fuori il nostro IO migliore? Insomma: meglio soli e
spontanei o insieme fingendo e a volte mentendo, recitando?
Forse recitiamo anche quando siamo soli perché siamo con lei, quella signora
con quel lungo abito di tanti tenui colori, lei che ci tiene stretti stretti, a
volte soffocandoci, a volte coccolandoci dolcemente, a volte divertendoci con i
suoi giochi, i suoi dispetti, quella signora vecchia come noi, che spia i nostri
pensieri più segreti, che ci solletica con piume d’oca per svegliarci nel
pieno della notte per parlare con lei, perché, a volte, anche la solitudine si
sente sola e noi le teniamo compagnia.
Laura - Scuola di danza Era Acquario
2.4 LIBERI DI
ESSERE NOI STESSI
Quando ci accostiamo a un amico, entriamo in un ambiente diverso
dove l’aria che respiriamo è più pura, i suoni che udiamo sono più nitidi,
i colori che vediamo più accesi, le idee che pensiamo più rapide e penetranti.
L’ambiente fisico è del tutto differente, poiché ora ci troviamo in una
situazione in cui non solo siamo liberi di essere noi stessi, ma non abbiamo
neppure scelta.
Dani ‘84
2.5 LA VITA DI
GRUPPO
Cara
amica,
sono una ragazza di 16 anni e ho letto della possibilità di scrivere qualcosa
sulla vita di gruppo.
Molte volte, quando si è in gruppo, a scuola, con gli amici, sul lavoro,
non è facile ambientarsi o stare in gruppo. Molte volte è facile avere dei
contrasti, o non andare d’accordo, o essere invidiosi l’uno dell’altro.
E’ difficile andare d’accordo con qualcuno che magari ti contrasta. Con
qualcuno con cui vai d’accordo a volte magari si vorrebbe essere uguali ma non
è così. Invece in alcuni casi lo stare in gruppo è diverso: si va d’accordo
e non c’è invidia.
Lo stare in gruppo per me è diverso, ho amici con cui vado d’accordo, non
c’è invidia tra di noi.
In alcuni casi lo stare in gruppo può essere anche rubare o aggredire coetanei
o gente adulta. Qualche tempo fa in televisione si è parlato di alcune babygang
composte da ragazzi e ragazze della stessa età che rubavano a coetanei oppure
chiedevano dei soldi.
Lo stare in gruppo è anche litigare e poi fare pace. E’ bello perché non ti
senti solo, e per chi sta in gruppo e ha dei problemi vorrei dirgli: “che
bello avere qualcuno con cui uscire o fare altre cose insieme. La solitudine è
triste e malinconica, e poi se hai un amico in gruppo è ancora più bello e ti
fa passare la malinconia e la tristezza che provi nello stare da solo”. Per me
lo stare in gruppo è un vantaggio.
Ciao cara amica,
XX ‘84
3.1 INTERVISTA
Il nostro lavoro emerge da un’intervista fatta nell’ambito
scolastico, prendendo come oggetto di studio un campione di ragazzi e ragazze
con un’età compresa tra i 17 e i 19 anni. La domanda era: "secondo te l’identità
personale del singolo continua ad esistere in un gruppo forte?". Ecco le
risposte:
Alessia (18 anni): "credo di sì, perché nonostante la persona sia nel
gruppo riesce a pensare da sola e in certi casi anche ad opporsi alla
maggioranza del gruppo stesso".
Francesca (19 anni): "io penso di no perché l’unità e la forza del
gruppo crea un’unica personalità e di conseguenza quest’ultima copre il
pensiero della singola persona".
Sabrina (18 anni): "a mio parere dipende dal soggetto, perché, se una
persona ha un carattere forte, riesce a sovrastare il pensiero collettivo ma se
un soggetto non ha nemmeno la forza di opporsi viene schiacciato".
Claudia (18 anni): "sono sicura che nella maggior parte dei casi dipende
dall’età. Ad esempio dai 14 ai 16 anni credo che si sia soggetti all’influenza
data dalla massa del gruppo come branco".
Dall’intervista è emerso che la maggior parte dei ragazzi pensa che il gruppo
possa influenzare, in modo talvolta esagerato, il comportamento della singola
persona, ma in certi casi si può anche parlare di emersione, all’interno del
gruppo, del singolo modo di pensare.
Dahbi Mourad – 19 anni –, Salvatore Nuonocore – 18 anni –, Michela
Bicelli – 18 anni –, Silvia Baroni – 19 anni – Istituto Giordani –
classe V B tga
"Andiamo Niky, vieni, è tardi!". Jenny chiamava l’amica dal
cortile. Erano in ritardo di dieci minuti e il luogo dell’appuntamento non era
vicinissimo. Niky le disse che si stava preparando, ma in realtà stava
riflettendo sul da farsi: era da pochi mesi che conosceva Jenny e gli altri. Le
erano parsi subito simpatici, con lei erano carini, quando lei faceva delle
battute ridevano, le facevano sempre complimenti, e poi… c’era Michele. Era
lui la maggiore ragione per cui lei continuava a uscire con quella compagnia.
Solo dopo qualche tempo aveva scoperto qualcosa in più su quel gruppo di
ragazzi e ragazze all’apparenza tanto gentili e per bene: ogni domenica
facevano gare in motorino come una prova di iniziazione. Quel giorno era
domenica e lei non aveva ancora compiuto la prova. Decise di raggiungere Jenny e
di andare all’appuntamento, poi avrebbe deciso sul posto.
"Finalmente!" disse Jenny vedendo apparire l’amica. "Non
trovavo la maglietta a fiori. L’ho cercata ovunque e indovina dove l’ho
trovata?! Nel cassetto di mia sorella!!! Non mi chiede mai il permesso per
prendere le mie cose". "L’importante è che l’hai trovata. Oggi c’è
la gara! E tu sei una delle concorrenti. Dovresti essere entusiasta!".
"Sai, non so se la farò! Non sono convinta che sia una cosa giusta. E
se qualcuno si facesse male?"
"Non ti preoccupare, non si è mai fatto veramente male nessuno, al
massimo qualche graffio. E poi capita a tutti di cadere dallo scooter. A te non
è mai capitato?"
"Non ho mai guidato uno scooter, perciò dovrei stare dietro".
"Allora non ti devi preoccupare".
Nel frattempo erano arrivate al luogo dell’incontro: la fermata dell’autobus
in via Manfredi, la via più periferica della città ma ugualmente pericolosa.
"Ciao Niky". Era Michele che si era avvicinato alla ragazza
"allora sei pronta? Salirai su con me. Caspita, la tua prima gara!! Non sei
emozionata?" Niky era come ipnotizzata: se avesse accettato sarebbe andata
in scooter con Michele, lui poi, forse, l’avrebbe baciata e… Ma non poteva
rischiare la sua vita così, sarebbe stato stupido. Così, riprendendosi, disse
"non vengo, non ce la faccio!". "Come?" Disse Michele
sorpreso, seguito dagli altri: "sei una fifona! Non hai il coraggio: non
riuscirai mai ad essere una di noi!" Presa dallo sconforto corse via, verso
casa, dove rimase fina a quando, la sera, non ricevette una telefonata: "Niky,
ciao sono Jenny. E’ successo un casino. Michele, oggi, durante la gara… è
caduto… non pensavamo fosse grave… ma non si muoveva… ci siamo avvicinati…
Niky, Michele è in coma!!!" Senza neanche farla finire Niky corse all’ospedale.
Trovò il ragazzo pallido, pieno di graffi sul viso. Che cosa doveva fare? Un
pensiero gli passava continuamente nella mente: se ci fosse stata anche lei su
quello scooter, cosa le sarebbe successo? Come si sarebbero sentiti i suoi
genitori?
Per giorni stette vicino a Michele quando, finalmente, si svegliò:
"Ehi, sono ridotto male vero?" "No, solo qualche graffio. Ti si
riesce ancora a guardare. Ma te lo avevo detto!". "Hai ragione ma il
gruppo è il gruppo se non lo segui sei fuori!".
"Ma se lo segui sempre a volte rischi la vita. Bisogna saper riconoscere
i propri limiti e ciò che è giusto per noi o no. Tutto dipende da noi. Noi non
dipendiamo dal gruppo".
Giulia B. – Convitto Maria Luigia – classe II Liceo Europeo – 15 anni