IL LINGUAGGIO TRA GIOVANI E ADULTI [di Monica Barezzi]
   ALLE SOGLIE DEL 2002 [di Debora Simona Parrino]
   UN ABISSO [di Ilaria Filippini]
   DIVERGENZE [di Lilion Thurhm]
   SCONTRI [di Carmela Russo]
   SCONTRO [di Valentina Sanesini]
   PUNTI DI SCONTRO [di Johan Micoud]
   UNO SCONTRO [anonimo]
   LA PAROLA [di Margherita Rodolfi]
   IN CHE MODO [di Martina Cocchi]
   IL LINGUAGGIO PARLATO DAI GIOVANI [anonimo]
   NON DIALOGO [Broden]
   "BONO!" [di Lilla]
   IL LINGUAGGIO PARLATO DAI GIOVANI E' CRITICATO [di Roberta Dodi]

   OGNI GENERAZIONE [anonimo]
   IL LINGUAGGIO [di Ilaria Barilla]

  ADULTI IMPARATE AD ASCOLTARCI [anonimo]

   PENSARE, PENSARE, PENSARE [di Fabius]

IL LINGUAGGIO TRA GIOVANI E ADULTI

Il linguaggio tra giovani e adulti per me diventa spesso uno scontro. Questo scontro è provocato maggiormente dagli adulti perché a volte sottovalutano, problemi di noi adolescenti, non ascoltandoci; anche se non se ne rendono conto noi ci possiamo star male e pensare cose assurde, del tipo: “per loro non sono importante”, o “non gliene frega niente di me”.
Dal mio punto di vista, gli adulti sottovalutano soprattutto i problemi che noi adolescenti possiamo avere tra amici, o con il moroso/a: li considerano banali sia per loro che per noi; non dandoci retta. A volte però è un incontro in quanto s’impegnano ad ascoltare i nostri problemi, che come ho già detto possono riguardare gli amici, il moroso/a ma anche la scuola; dopo aver ascoltato tentano di dare consigli, che a me personalmente mi sono di aiuto, ovviamente però non in tutti i campi.
Infatti per me è più facile parlare con gli adulti di problemi riguardanti la scuola o gli amici e penso che questo li agevoli in quanto mi sanno meglio consigliare. Dei miei problemi col moroso ne parlo più con gli amici, ma ultimamente sono molto aperta anche con mia mamma.
Tutto sommato però ritengo che lo scontro o l’incontro tra giovani e adulti sia dovuto anche dal rapporto che si ha in famiglia.
Nel mio caso, mi ritengo soddisfatta e nella mia famiglia mi trovo molto bene.

Monica Barezzi dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 17 anni

 

ALLE SOGLIE DEL 2002

Alle soglie del 2002, come è il linguaggio giovanile? Le riflessioni sono moltissime. Noi giovani tendiamo alla semplificazione, alla abbreviazione ed alla personalizzazione del linguaggio parlato, seguiamo dei canoni che modelliamo in base alle nostre esigenze, le nostre conversazioni sono ricche di parolacce e di termini inventati che ci chiudono in un mondo tutto nostro, nel quale gli altri non possono entrare perché non ci comprendono. In questo senso, per comunicare con gli adulti dobbiamo tornare ad un linguaggio più comprensibile e molto spesso più educato, soprattutto con chi non conosciamo; ad ogni territorio e ad ogni età corrispondono, poi, le varie sfumature nel parlare, persino all’interno di un stesso gruppo ci sono persone che non usano gli stessi termini degli altri. Noi adeguiamo il linguaggio nei rapporti con gli adulti ma molto spesso, comunque sempre più frequentemente, gli adulti si adeguano a noi cercando di imparare i nostri vocaboli che sono molto diversi dai loro.
Appunto per questo, non si riesce a canonizzare il rapporto ragazzi – adulti, perché a volte ci si comprende, altre volte no. Ciò causa scontri ma anche alleanze, il tutto dipende dalla mentalità dei genitori, dal rapporto con i figli ed indubbiamente da quanto una persona sia disposta a dare ed a ricevere dagli altri
. Personalmente credo che cercare di capirsi a vicenda aiuti molto, comunque decidetelo voi!!

 Debora Simona Parrino dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

UN ABISSO

Spesso tra adulti e giovani intercorre un abisso. Noi giovani parliamo, parliamo e parliamo ma alla fine quanto veniamo ascoltati? Praticamente mai, fanno spesso finta di ascoltarci poi cambiano argomento, così che il linguaggio dei giovani non è più un luogo d’incontro, ma solo di scontro.
Le parole degli adolescenti sono tante, diverse e strane e molto spesso non vengono ascoltate dagli adulti. Tuttavia dipende dagli adulti e dai giovani, alcune persone ascoltano i figli e cercano di capirne i problemi, mentre altri se ne fregano pensando che i problemi di noi giovani siano stupidate.
Questo penso sia motivo di scontro tra le due parti in questo modo i giovani si chiudono in se stessi, non parlano più con gli adulti e non possono ricevere consigli che a volte sono importanti.
I ragazzi invece che hanno l’appoggio dei genitori e vengono aiutati senza essere contestati o ignorati sono più avvantaggiati, immagazzinano consigli importanti e pensano molto più alle cose che fanno.
Tutti i problemi, a tutte le età e di qualsiasi genere sono importanti e non bisogna sottovalutarli come invece molti genitori fanno considerando “niente” quello che i figli provano nell’età dell’adolescenza.
In conclusione si creano sia incontri che scontri tra le due generazioni che a volte possono essere superati mentre altri no.
Alcune volte i due mondi si contrappongono e a fatica si riescono a ricongiungere.

Ilaria Filippini dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

DIVERGENZE

Sovente nel rapporto tra i giovani e gli adulti si creano vere e proprie divergenze, ma molto spesso ci sono episodi in cui da parte o dell’adulto o del giovane non c’è un vero dialogo ma una specie di rapporto in cui una delle parti coinvolte non “vuole” ascoltare l’altra.
Adulti, soprattutto genitori, rendono al minimo i problemi dei giovani e questi si sentono oppressi e ritengono molto eccessivi i loro comportamenti.
Allora, dall’incontro tra il linguaggio degli adulti e quello dei giovani si creano degli scontri che sono dovuti a differenze sia nel modo di apprendere le cose sia nel giudicare alcuni avvenimenti.
Questa è l’idea che si fanno i miei coetanei sui genitori ma non è sempre così dato che per esperienza io con i miei “vecchi” ho uno splendido rapporto senza interferenze e problemi dato che è basato principalmente sulla fiducia reciproca.

Lilion Thurhm dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

SCONTRI

Credo che tra il linguaggio dei giovani e degli adulti nascono nella miglior parte dei casi, degli scontri.
Questo secondo me è causato dal fatto che spesso gli adulti nell’ascoltare non comprendono il linguaggio dei giovani, anzi spesso gli adulti non ascoltano nemmeno ciò che un giovane gli riferisce.
Ciò succede soprattutto quando colui che parla è un adolescente, il quale si crea un proprio mondo e un proprio linguaggio con parole proprie e propri termini, del tutto estranei agli adulti.
Secondo me gli adulti si ostinano a non ascoltare i giovani poiché pensano o che i giovani non hanno problemi o li sottovalutano. Credendo che siano cose da niente o delle sciocchezze adolescenziali.

Carmela Russo dell'Istituto Melloni - classe 3B ERICA - 16 anni

 

SCONTRO

Tra il linguaggio dei giovani e quello degli adulti spesso si ha uno scontro.
I genitori cercano di capirci e in effetti in parte ci riescono ma non del tutto, a volte le nostre parole non riescono a far capire agli altri le emozioni che proviamo o che abbiamo provato.
Il linguaggio degli adulti spesso è diverso dal nostro e più complesso da comprendere che il nostro, loro riescono meglio a comunicare le cose e le emozioni perché hanno più esperienza di noi.
A volte ai genitori basta il silenzio per farsi capire invece noi dobbiamo usare milioni di parole.

Valentina Sanesini dell'Istituto Melloni - classe 3B ERICA - 16 anni

 

PUNTI DI SCONTRO

Molto spesso nel rapporto tra giovani e adulti si creano diversi punti di scontro.
Tuttavia in realtà frequentemente si registrano degli episodi per cui da parte dei giovani o degli adulti non vi è un vero e proprio dialogo, ma una sorta di rapporto per cui una delle due parti non ascolta l’altra.
Spesso gli adulti minimizzano i problemi dei giovani e questi ultimi ritengono eccessivi ed opprimenti i loro comportamenti.
Pertanto dall’incontro tra il linguaggio giovanile e quello degli adulti si creano punti di scontro dovuti ad una differenza nel modo di concepire le cose e giudicare certi avvenimenti.
Questa è in generale l’idea più diffusa tra i miei coetanei, i quali hanno soventi scontri con i loro genitori o con il mondo degli adulti con il quale io penso invece di avere generalmente un buon rapporto grazie ad un rapporto basato sulla fiducia che io ho in loro e loro in me.

Johan Micoud dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 17 ANNI

 

UNO SCONTRO

Se il linguaggio parlato dei giovani e il linguaggio ascoltato dagli adulti è un incontro oppure uno scontro? Bè credo proprio che si identifichi come uno “scontro”. Uno scontro che può essere più o meno “forte e diretto”, ma che comunque fa scaturire un dissenso da parte degli adulti.
Per anni e anni il linguaggio adolescenziale ha caratterizzato generazioni su generazioni attraverso la parola, e in tutti i momenti si è venuto a formare il confronto e la disapprovazione da parte degli adulti.
Penso che questa situazione ci sarà per sempre, anche se non ritengo sia giusto perché i giovani devono essere liberi di esprimersi nel modo in cui meglio credono, come piace a loro e, però, sicuramente entro i limiti del “normale”.
Credo che tutto ciò sia soprattutto dovuto al fatto che i giovani, in qualche modo, sentono il “bisogno di non farsi capire” dalle persone che sono rispettivamente più adulte di loro, e il bisogno di concentrarsi su un linguaggio che solo i loro coetanei siano in grado di comprendere.
Ancora adesso non ne capisco il senso, ma spesso anch’io mi lascio condizionare dal modo in cui la gente che frequento si rivolge a me. Un classico esempio potrebbe essere la grande diversità gergale che un semplice adolescente utilizza all’interno della propria famiglia, o all’interno della banda di amici.
E’ ovvio che in casa parlo in un modo e con i miei coetanei parlo in un altro.
Magari anche lo stesso contenuto di una semplice frase, in famiglia lo dirò in modo totalmente diverso da come lo dirò con gli amici.
Sinceramente più di una volta mi sono chiesta “il perché” di questa diversità, ma a dire la verità quando sono con gli amici mi sento quasi orgogliosa di avere un mio modo di parlare, in cui “gli altri”, magari, non riescono a capire. E’ come se qualcosa mi appartenesse e questo mi gratifica molto.
Concludendo voglio solo dire che “la parola” ha e avrà sempre un grande significato che bisogna rispettare e magari farlo capire anche attraverso un modo “personale e soggettivo” che è in ognuno di noi.

Anonimo dell'Istituto Melloni - classe 3 B

 

LA PAROLA

La parola nel tempo ha subito tantissime modificazioni fino ad arrivare ad oggi, ed anche ai tempi nostri, il linguaggio subisce cambiamenti, fatti soprattutto da parte dei giovani.
Così con tutti questi cambiamenti, che avvengono anche di anno in anno, diventa sempre più difficile il dialogo e la comprensione fra giovani e adulti che vedono a volte il nostro linguaggio come una lingua sconosciuta, incomprensibile a loro e quindi ogni tanto è impossibile anche un dialogo, un confronto.
Spesso però, forse anche a causa di incomprensioni si creano momenti di scontro in cui non ci si capisce e ognuno parla pensando a se stesso, senza provare a capire e ad ascoltare l’altro e probabilmente è soltanto questa la causa degli scontri, basterebbe soltanto cercare di mettersi sullo stesso piano.
Inoltre dovrebbe esserci da entrambe le parti, giovani e adulti la volontà di ascoltare senza prima avere pregiudizi o idee che si pensano immutabili.
Infatti è necessario per un incontro l’ascolto e una mente aperta per riuscire a capirsi anche se spesso si parlano due linguaggi differenti.
E’ perciò molto importante per avere riscontri positivi nei dialoghi con adulti e giovani, di riuscire a tenere un comportamento disponibile all’ascolto e alla comprensione in modo da trovare sempre qualcosa di buono in ogni confronto.

Margherita Rodolfi dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 annI

 

IN CHE MODO

Mi sto chiedendo in che modo arrivi il linguaggio parlato nei giovani all’orecchio degli adulti: è scurrile sguaiato villano o semplicemente incompreso? Non capisco perché, in certi casi questi linguaggi vengono definiti volgari, giudicati, ed eliminati di conseguenza; altre volte invece, ci sono adulti “interessati” alla nostra parola, che si impongono di volerla comprendere: non mi giustifico nemmeno questo; lo definiscono un linguaggio dei giovani e poi pretendono di capirlo sino in fondo, perché? Penso che se esiste questo linguaggio è perché gli adolescenti cercano un gergo tutto loro con lui comunicare, una lingua che tenga appositamente distante il mondo degli adulti.
Questo modo di esprimersi non può venir definito incivile solo perché non lo si sente pronunciare al telegiornale o non lo si legge sui quotidiani; e il motivo è ovvio: gli adulti rimangono freddi, o esterrefatti addirittura, all’utilizzo di certi termini. La reazione dei giovani invece è l’opposta, con “le nostre parole” riusciamo a esprimere sicuramente meglio le nostre emozioni, i nostri sentimenti e i nostri stati d’animo. Pur essendo un modo insolito vi assicuro che a volte il servirsi di certi termini al posto di altri per noi risulta decisamente più efficace.
Il linguaggio parlato dei giovani e il linguaggio ascoltato degli adulti non penso che costituiscano né uno scontro né un incontro, ma semplicemente qualcosa che caratterizza la nostra generazione.

Martina Cocchi dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERIKA

 

IL DIALOGO

Il dialogo tra gli adulti e noi ragazzi è spesso difficile da instaurare perché mentre gli adulti hanno già una loro mentalità ben radicata nella loro testa il dialogo per loro non è un momento di scambio di opinioni ma un tentativo di farci ragionare nel loro stesso modo. Ma ormai vedo che i ragazzi subiscono passivamente quello che gli viene detto che non c’è più quel senso di ribellione perché ormai tutti sono attaccati alla paghetta di papà e non ci si scontra più. Così facendo cresceremo uguali con i loro stessi problemi e con altri che ci troveremo in futuro.

Anonimo dell’Itis

 

IL LINGUAGGIO PARLATO DAI GIOVANI

Il linguaggio parlato dai giovani al giorno d’oggi, è un linguaggio totalmente diverso da quello parlato solo dieci anni fa. E’ un linguaggio fatto di parole strane, di abbreviazioni, di espressioni straniere e soprattutto (purtroppo) di parole volgari. Io non so cosa possono pensare gli adulti quando sentono parlare un giovane, so solo che il nostro linguaggio, quello dei giovani, e il loro, quello degli adulti, sono 2 mondi diversi. Non so se è per la differenza di età o se davvero in questi anni è cambiato qualcosa. Secondo me c’è poco rapporto giovane-adulto, e una causa potrebbe essere proprio questa, la diversità di linguaggio; dunque bisogna trovare un punto d’incontro tra le 2 parti, altrimenti col passare degli anni questa differenza aumenterebbe fino ad arrivare al punto dove esisterà il mondo dei giovani e quello degli adulti.

Anonimo dell'ITIS - classe IV  - 17 anni

 

NON DIALOGO

Il linguaggio dei giovani si differenzia sempre più da quello degli adulti, quindi si è sempre più in un livello di non dialogo.
In un primo momento questo può sembrare un distaccamento, anche perché se non si riesce a comprendere ciò che uno dice è normale che poi nascano incomprensioni e ci si allontani sempre più.
Tuttavia in molti casi l’incomprensione porta ad avvicinarsi, soprattutto se si vuole bene alla persona.
Infatti spesso si tende a cercare di capire l’altro, anche sforzandosi e immedesimandosi.

Broden del Liceo Ulivi - classe 3 F

 

"BONO!"

“Bono! Gnocca!” Sarebbero sicuramente questi i commenti che farebbe un gruppo di giovani vedendo un bel ragazzo o una ragazza carina. E sono senz’altro due termini tra i più comuni nel gergo adolescenziale che risulta essere ampiamente utilizzato, ma non sempre interpretato correttamente dagli adulti.
A volte, anche i “grandi” usano certe parole o espressioni appartenenti al “nostro vocabolario” per dare più enfasi alle loro lezioni di vita o magari per far sì che il loro discorso ci colpisca maggiormente.
Per noi però, queste parole fanno parte dei nostri giorni e ci aiutano a crescere, ci fanno sentire più in sintonia con i nostri amici…le “nostre parole” sono solo “nostre”!
A patto che, finita l’adolescenza, si parli in modo adeguato con gli adulti, ma si continui a capire e a interessarsi del linguaggio di giovani, così poco chiaro ma tanto pratico ed esplicito quanto essenziale, perché caratterizzato dalla parte più importante della nostra vita.

Lilla dell’Istituto Paciolo – classe 3 B

 

IL LINGUAGGIO PARLATO DEI GIOVANI E' SPESSO CRITICATO

Il linguaggio parlato dei giovani è spesso criticato, nono solo dagli adulti, che spesso non lo capiscono e magari si sentono anche più vecchi, ma spesso è criticato da noi stessi ragazzi.
Sì, perché le parole variano da zona a zona e così spesso risultano termini incomprensibili anche per noi.
In questo modo, spesso tra i giovani e gli adulti insorgono degli scontri, ma a volte c’è anche un tentativo degli adulti nell’assorbire alcune nostre espressioni (di solito espressioni divertenti e non volgari…) per venirci incontro.
L’incontro e lo scontro perciò può variare a causa di tantissime situazioni e caratteri.
A volte, però, può accadere che se sentiamo gli adulti (è più il caso dei genitori!) che tentano di usare il linguaggio giovanile, spesso la cosa ci diverte, mentre invece può anche accadere che ci provochino rabbia o comunque fastidio, perché ci sentiamo quasi “derubati” della "nostra lingua” e magari anche presi in giro. Questo può essere dovuto al fatto che essi magari non possono comprendere il significato che certe parole, espressioni, possono avere per noi

Roberta Dodi - dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

OGNI GENERAZIONE

Ogni generazione ha il proprio linguaggio, il proprio vocabolario di termini, che i grandi non riescono a comprendere e questo alle volte può essere un disagio e/o uno scontro.
Non comprendere i giovani e non fare parte del loro mondo, per alcune famiglie è un vero problema: a volte questi giovani si chiudono in loro stessi perché non compresi, o perché gli viene proibito di parlare come i loro amici del gruppo. E’ anche vero che vi sono quei giovani che usano un linguaggio piuttosto pesante e a questo punto sta alla famiglia a far capire al ragazzo/a che è un linguaggio sbagliato.
A questo punto posso affermare che sta ai grandi a comprendere le varie generazioni che li circondano, ma è anche giusto che ogni generazione usi un vocabolario giusto.

Anonimo dell'Istituto Melloni - classe 3B ERICA - 17 anni

 

IL LINGUAGGIO

Il linguaggio dei giovani si sa, è completamente diverso da quello degli adulti, ma perché questo? Forse per avere una certa individualità, per staccarsi dal mondo dei “grandi”, per dimostrare di essere qualcuno senza doversi legare alle caratteristiche di persone come, ad esempio i genitori.
Così questo linguaggio diventa un vero e proprio gergo dove parole di uso comune vengono completamente cambiate nel loro significato, capibile a questo punto solo dagli adolescenti che le hanno “create”. Il problema principale è, però, il rapporto che si viene ad avere tra questo gergo giovanile e quello degli adulti. Infatti, non sempre i ragazzi vengono ascoltati sufficientemente da essere capiti completamente, anzi, molto spesso non vi è neanche un minimo collegamento. Questa, secondo me, è una situazione molto triste perché penso che sia molto meglio ritrovare uno scontro che non evitare qualsiasi rapporto; mi sembra quasi una fuga dalla realtà dei fatti. La presenza di una connessione, invece, è estremamente positiva perché comunque indica la volontà dell’una e dell’altra parte di congiungersi, di capirsi, di scoprirsi a vicenda e di imparare qualcosa di più reciprocamente.

Ilaria Barilla dell'Istituto Melloni - classe 3 B ERICA - 16 anni

 

ADULTI IMPARATE AD ASCOLTARCI

Adulti imparate ad ascoltarci
le nostre parole valgono
sono importanti, dateci a mente.
Ritornate bambini
riscoprite le vostre emozioni perse
vedrete che ci capirete meglio

Anonimo dell'ITIS

 

PENSARE, PENSARE, PENSARE...

Pensare, pensare, pensare…Ma no, è impossibile capire perché gli adulti dicono sempre che parliamo male. In modo inadeguato. Ogni volta che teniamo un discorso, ad ogni minimo vocabolo che esce dalla nostra bocca in cui non riescono a collegare a niente nel loro cervello ci sgridano sempre. Ma non è meglio che si aggiornino. Solo perché diciamo “cotonale” o qualsiasi altra parola del nostro “moderno”, “elaborato” e “sarcastico” lessico siamo costretti a subire il rimprovero ingiustificato degli adulti che, sorpresi, pensano che noi stiamo dicendo parolacce o “robe” del genere. Comunque ormai bisogna capirli: gli adulti stanno invecchiando, stanno perdendo qualche rotella dalla loro frustrata testa che, sicuramente, avrà funzionato fino all’età di 20 anni. Poi improvvisamente un fatto psicologico o “esterno” ha causato il mutamento: da persone degne di essere ascoltate, a persone degne di essere compatite. Comunque possiamo suddividere gli adulti in due specie: quella disperata e quella quasi disperata. In poche parole sono tutti irrimediabili. Ma loro, ci hanno dato la vita? Si…A questo punto sono loro delle persone “fotonalmente” irrimediabili o noi? Mistero…

FABIUS 85 del Liceo Ulivi - classe 3 F - 16 anni