251
Una grande scoperta
Visto il potere di quelle scarpe decise di imparare ad usarle nel
migliore dei modi, così partì per un lungo viaggio.
Durante il viaggio incontrò una famiglia che era molto triste perchè non
riusciva a prendere i frutti che crescevano su un albero e che erano gli unici
che avevano trovato.
Allora il piccolo uomo decise di aiutarli e con dei salti altissimi recuperò il
maggior numero di frutti possibile, così la famiglia era di nuovo felice e lo
invitarono a cena. Il piccolo uomo scoprì così una cosa nuova, che lui nella
sua solitudine non aveva mai provato: l'amicizia. Il giorno seguente le scarpe
erano sparite e l'uomo capì che erano un dono divino, tuttavia non era più
solo come prima, ora aveva degli amici e con loro passò dei bellissimi giorni.
Classe I F
252
Paura del mondo?
Vedendo questo coloratissimo prato e annusando i fiori, comincia a saltellare da
una parte all'altra, felicissimo poichè non aveva mai visto queste cose ed era
rimasto nel suo buco nella montagna da molto tempo, per scrivere ciò che non
avrebbe mai immaginato di vedere. Egli non voleva uscire poichè aveva paura del
mondo esterno e preferiva immaginarle sul suo diario. Vedendo però quei prati,
quei fiori, gli alberi e gli scoiattoli e gli uccellini sopra di essi si rese
conto che non si poteva avere paura di queste cose. Egli si sentì felicissimo
ma ad un tratto si fermò e si chiese chi potesse avergli donato quelle scarpe
magiche. Egli cominciò a cercare qualcuno, ma non sapeva chi. Ad un tratto sentì
una voce sopra di lui e vide un omino piccolino come lui. Questo omino scese
dalla roccia su cui era seduto e si avvicinò camminando all'altro omino. Ci
misero un po' a riconoscersi ma dopo qualche minuto si abbracciarono e si
ricordarono di quei felici giorni in cui giocavano insieme felici. Erano grandi
amici prima che uno dei due crescesse, si rendesse conto delle cattiverie del
mondo e prima di finirci in mezzo, si rinchiuse a scrivere in una caverna. Ora,
vedendo il suo amico d'infanzia capì che aveva fatto male e così andò con il
suo amico alla ricerca del mondo e delle sue meraviglie.
Classe I F
253
Il viaggio dell'uomo
solitario
Vide un grande fiume. Decise
di proseguire per questa via, costruendosi una barca. Dopo alcune ore di viaggio
l'acqua divenne sempre più scura finchè il fiume non sfociò in un lago
completamente nero. Intorno al lago sorgeva una
grande città avvolta dalla nebbia, con il cielo rosso con alti
grattacieli . Migliaia di persone lavoravano senza parlarsi, altri discutevano
animatamente giungendo sino a picchiarsi. L'uomo corse subito via da quella
maledetta città; non smise di correre finchè non vide il cielo rischiararsi e
diventare azzurro. Su una verde collina c'era un villaggio, con case colorate e
parchi giochi e persone che si parlavano e si aiutavano. Il piccolo uomo così,
vedendo le due facce del mondo, decise di tornare nella sua montagna e scrivere
sul suo diario.
Classe I F
254
L'omino
Aveva alcune fratture a causa della caduta ma era troppo curioso di sapere chi
fosse stato il misterioso personaggio che aveva bussato alla sua porta un'attimo
prima, e che gli aveva regalato quelle strane scarpe da tennis che lo avevano
fatto decollare come un aereoplano. Aveva fatto un bel ruzzolone giù per la
montagna; e ora si trovava in questa brughiera circondato da questi fiori e da
quell'aria di primavera. Si incamminò lungo la piccola valle seguendo
attentamente le orme del forestiero. Qui lo trovò: appoggiato ad un albero di
mango mentre cercava il suo cavallo. Aveva paura ad avvicinarsi; era un uomo
alto tre volte lui, con una scure tagliente appoggiato dietro la schiena,sguardo
infuocato e vestiti rossi di pelle di capre selvatiche. Sembrava impossibile che
un personaggio del genere gli avesse regalato le prodigiose scarpe; era deluso e
voleva tornare a casa. Ma l'orco dallo "sguardo infuocato" lo guardò
e gli disse: "Che cosa cerchi?" e lui gli rispose "La felicità,
l'amicizia e l'altezza." Detto questo il terribile orco lo distese in un
letto e lo tirò finchè non fu diventato come lui, dopo tirò via le parti in
eccesso tagliandole con la scure. "Solo ora potremo essere amici"
disse.
Classe I F
255
Il piccolo uomo e la bambina
Vide una grande casa, molto grande da dove uscì una bambina. La bambina guardò
il piccolo uomo e gli si avvicinò. Il piccolo uomo, siccome era molto tempo che
non parlava con qualcuno, era molto intimidito e tremava come una foglia. La
bambina capì le paure del piccolo uomo, cercò di tranquillizzarlo dicendogli
il suo nome e invitandolo ad entrare nella grande casa; il piccolo uomo però
non riusciva a rispondere anche se sarebbe voluto andare con la bimba nella
casa. Allora la bambina lo prese per mano e lo fece entrare nella grande casa:
c'erano tanti giochi e tanti tanti tanti bambini che venivano da tutto il mondo.
Tutti fecero una grande festa al piccolo uomo che da quel giorno non tornò più
nella montagna dove c'era il suo piccolo buco perchè così capì che LA VITA
VISSUTA IN SOLITUDINE NON HA SENSO.
Classe I F
256
L'ultimo uomo (quando solo
un uomo può salvare la terra)
Non aveva mai visto tanta bellezza, e così, piano piano si accorse
che il mondo fuori dal buco
incominciava a piacergli, e roteò cantando felice, fino a che non giunse nei
pressi di un villaggio. Cercò a lungo qualcuno con cui parlare, ma non
trovò altro che desolazione. Si accorse infine di alcune piccole impronte. Così
le seguì e si trovò di fronte a un magazzino. Aprì le porte e vide l'orribile
scena dei corpi straziati degli abitanti del villaggio. Ad un tratto, vide gli
artefici di tutta questa strage: erano piccoli esseri, verde scuro, con occhi
fiammeggianti e dalla prestanza di cacciatori; appena lo videro cominciarono a
inseguirlo: lui corse verso la capitale, la città principale: la vide fumante.
Si fermò dopo aver seminato gli esserini, davanti alle porte della città, entrò;
e non vide altro che distruzione e solitudine. Non c'era anima viva; solo dopo
comprese che erano stati tutti rapiti o uccisi da quegli esseri brutali. Riflettè,
e capì, per una volta nella sua vita, che aveva sbagliato sempre, che aveva
avuto sempre torto: se fosse rimasto con i suoi compagni, forse, si sarebbero
salvati. Poi, comprese che le scarpe avevano un significato particolare: lui era
il prescelto, lui era l'uomo che doveva salvare la Terra, ma ancora una volta la
solitudine aveva portato solo infelicità.
Classe I F
257
L'uomo della montagna
Vi erano tanti bambini che giocavano in un immenso parco, molto diverso dal suo
piccolo buco. Seguendo una strada si ritrovò davanti un immensa città.
"Che meraviglia" esclamò. All'ingresso c'era un comitato di benvenuto
li ad aspettarlo. "Che meraviglia" esclamò ancora; vi erano molte
persone amichevoli che socializzarono subito con lui. Il vecchio pensò
"che bel posto questo". Egli però era frastornato da tutta quella
confusione, non capiva più niente, e decise di tornare nel suo piccolo e
scomodo, ma comunque accogliente buco nella montagna, dove non aveva amici, ma
comunque un posto in cui riflettere.
Classe I F
258
Ritorno alla civiltà
C'era un prato bellissimo che lo stupì a tal punto che non riuscì
più a parlare. Non si riusciva a spiegare come era arrivato in quel posto
bellissimo, ma aveva paura, molta paura. Ad un certo punto vede una ragazza
bellissima che si avvicina a lui. Era stupenda: bionda, occhi azzurri, un
sorriso da favola e un corpo fenomenale. Pian piano si avvicinò a lui e gli
chiese il suo nome. Egli rispose che il suo nome era Ace
Ventura; lei disse che si chiamava Sara
e che lo avrebbe riportato alla civiltà della città. Così
Ace seguì la donna e andarono a vivere in città, si sposarono ed ebbero
una bambina, Jessica. Il nostro protagonista visse felice e contento
dimenticandosi completamente della sua solitudine passata. Non si riuscì mai a
spiegare chi gli portò le scarpe.
Classe I F
259
L'uomo che visse sempre solo
Ancora fiori ed erba verde. Forse a causa della caduta forse perchè
ormai era lontano da casa decise di proseguire nel bosco a grandi balzi con le
sue nuove e bellissime scarpe da tennis, finchè arrivò alle porte in una città,
un luogo strano per lui che aveva sempre vissuto solo nel suo buco nella
montagna. Ormai si è fatta notte e lui non sa dove stare e trova un enorme
palla pelosa (un gatto) dove con molta cautela ci si infila e si mette a
dormire. L'indomani si sveglia per terra infreddolito e solo, quindi decide che
quel giorno avrebbe trovato il suo primo amico ma girando in città non trova
nessuno alla sua altezza (in tutti i sensi). Allora decide di tornare al suo
buco in montagna ma mentre camminava verso casa una grossa palla di pelo (un
gatto) lo scambia per un topo, lo afferra e se lo mangia e prima ancora che lui
si renda conto che stava per morire, viene sbranato (il gatto però no si è
saziato con lui).
Classe I F
260
L'amicizia
Un posto che non aveva mai visto ma che gli piaceva molto ma si sentiva solo;
come dal nulla apparve un uomo vestito di rosso con il volto coperto. Si avvicinò
e allungò e prese per mano l'uomo che non oppose resistenza. Insieme si
teletrasportarono in vari luoghi
dove non esisteva la solitudine e dove l'odio non era conosciuto. Vide che tutti
si divertivano così l'uomo chiese di rimanere con loro e l'uomo vestito di
rosso lentamente scomparì.
Classe I F
261
Un piccolo uomo per un
grande impero (la potenza non è nulla senza controllo)
Poi si tolse le scarpe e cominciò a vagare senza meta, si nutrì dei
frutti che raccoglieva dagli alberi; per giorni camminò in un bosco dove
incontrò un altro omino solo come lui, impaurito tanto quanto lui ma alla fine
divennero amici e i due nani continuarono il viaggio insieme. Man mano che si
addentravano nel bosco incontrarono
altri nani, molti e si unirono; insieme sconfissero le bestie e
sfidarono i mostri. Dopo qualche tempo fondarono un villaggio, erano migliaia
gli omini che vi andarono ad abitare; costruirono armi, svilupparono tecnologie,
riuscirono a controllare gli animali e a sottometterli. Un giorno il capo,
quello che aveva le scarpe da tennis, decise di provare a stabilire collegamenti
con la città più vicina, ma questa aveva intenzioni ostili. Allora i nani
impugnarono le armi e, dopo aver pianificato le strategie, attaccarono
all'improvviso. Gli abitanti della città non erano preparati e vennero
sterminati, uno dopo l'altro, senza pietà, la città venne depredata di tutte
le sue ricchezze e alla fine distrutta.
Ciò perchè non vollero stabilire legami di alleanza e solidarietà.
Classe I F
262
La foresta nera
Vide la sua montagna che era diventata un vulcano infuocato e davanti
a lui un sentiero che conduceva ad un bosco. Proseguendo per questo sentiero si
lasciò alle spalle i fiori e si
addentrò nella foresta. Più ci si addentrava, più la foresta diventava scura,
fino a quando i fiori e i prati non si vedevano più. Nella foresta il sentiero
si divideva in due altri sentieri . L'uomo decise di prendere il sentiero di
colore azzurro che conduceva ad un campo sterminato con fiori, erba e un gruppo
di misteriosi uomini con delle scarpe da tennis bellissime, uguali a quelle che
aveva lui. Questi misteriosi uomini fecero un buco in un'altra montagna e
vissero tutti in questa nuova casa nella montagna.
Classe I F
263
L'uomo solitario
Era circondato dalla natura e questo gli piaceva, ma ad un tratto le
scarpe cominciarono a muoversi da sole e lo portarono sempre più lontano da
casa sua fino ad arrivare in una grande, bellissima città. L'uomo restò
colpito dalla maestosità e dall'eleganza degli enormi grattacieli. La gente era
calorosa e ospitale, l'uomo si sentiva bene nella città, più comoda e
accogliente del suo rifugio in montagna. Nonostante tutto, dopo pochi giorni
l'uomo preferì tornare nel suo rifugio: non era abituato a vivere così bene e
preferiva restare solo a scrivere pensieri che restare in città con molta
gente.
Classe I F
264
La riscoperta felicità
Dopo qualche secondo intorno a lui si riunirono molte persone. L'uomo
che osservò non capendo cosa volessero da lui. Lo portarono nel loro villaggio,
gli regalarono vestiti nuovi e lo ospitarono nelle loro abitazioni. L'uomo
divenne felice ed intorno a lui c'erano molte persone che gli volevano bene,
erano diventati suoi amici. Era amato da tutto il villaggio. Un giorno dei
ragazzi gli fecero una sorpresa, gli costruirono una magnifica casa molto
grande, con tutte le comodità che non aveva mai avuto. Da quel momento capì
che il suo posto era in una comunità, non in montagna solo. L'uomo decise di
aiutare tutte le persone che vivevano in solitudine perchè, stando insieme agli
altri, si diventa felici e la felicità è una cosa molto molto preziosa.
265
La giusta decisione
Si alzava invece maestosa una grande città. Sulle prime il piccolo
uomo era un po' spaesato ma quando si rese conto della situazione in cui si
trovava, si mise a piangere. Mentre scendevano le lacrime, si accorse che le sue
scarpe si stavano muovendo. La scarpa destra cercava di tirarlo a destra verso
il bosco, per tornare sulla montagna; la scarpa sinistra invece saltellava a
sinistra, per andare verso la città. L'uomo cercò di togliersi
le scarpe ma scoprì che era impossibile poichè esse erano magiche: una
scarpa rappresentava la solitudine e l'altra l'amicizia. Il piccolo uomo non
aveva scelta: era costretto a restare dov'era. zoppicando talvolta con il piede
destro, quando voleva restare solo, mentre altre volte si lasciava guidare dal
sinistro, andando verso il caos della città. E adesso è ancora là che salta a
alterna momenti di compagnia a momenti in
cui rimane solo con se stesso.
Classe I F
266
Morto per delle scarpe da tennis.
Vide qualcosa che lo fece
sobbalzare per lo spavento: era un’ombra coperta di stracci, seminascosta tra
le ombre del vicino bosco, ma non poteva sfuggire ad un occhio attento come il
suo. La creatura venne avanti e il nostro piccolo uomo era pronto a fuggire in
ogni momento grazie all’adrenalina che arrivava alle stelle e alle scarpe
nuove di quella mattina. Non era sicuro andare in giro a quell’epoca: dopo la
Grande Guerra erano rimasti solo gli stregoni a fronteggiare il male ed i suoi
servitori erano sempre in agguato. “chi sei?” chiese alla creatura. Questa
si scoprì il volto e rispose una
voce: “sono Gildur della coalizione del Nord, e sono stato io questa mattina a
bussare alla tua porta.” L’uomo capì dal nome che quello era un alleato
degli stregoni: non vi era pericolo. La creatura continuò: “sono qui per
chiedere il tuo aiuto.” Ma in quell’istante un potere tale da imprigionare
il mondo intero lo prese e lo trascinò nel suo corpo. Allora riprese le
sembianze originarie: “dovevi stare più attento uomo, se volevi salva la
vita. Il male sarà contento.”
Classe I H
267
Il torneo.
Notò che vi era un’enorme ape
che stava volando contro di lui perciò colto dal terrore cercò di rifugiarsi
sotto una foglia, ma l’insetto continuava ad inseguirlo; il piccolo uomo non
sapendo più cosa fare si coprì gli occhi con le mani e cominciò a tremare.
L’ape si avvicinò, portava con se un messaggio e lo appoggiò a terra;
l’ometto lo prese con aria diffidente, poi lesse: “recati al secondo albero
a sinistra”. Perciò grazie alle nuove scarpette si alzò in volo guidato
dall’ape. Arrivato a destinazione vide che vi era un grosso alveare e davanti
all’entrata due api facevano la guardia. Entrò e venne condotto in una grande
stanza, poco dopo entrò una grandissima ape: “sono la regina, le scarpe sono
un mio dono: devi aiutarmi. È stato organizzato un torneo di tennis tra api e
vespe e chi vincerà avrà questo alveare.” L’ometto ribatté: “ma io non
sono in grado” poi ci rifletté “ok, accetto, ma in premio voglio una casa
più grande.” Il torneo si svolse qualche giorno dopo e a stento le api
riuscirono a vincere, perciò l’ometto ottenne una bellissima casa in cui
visse per il resto della vita.
Classe I H
268
Chissà la città…?
Scoprì allora che le scarpe erano magiche, in grado di farlo volare dovunque egli volesse, se ovviamente sarebbe stato in grado di usarle. Infatti erano molto difficili da maneggiare, bisognava essere cauti ogni volta che si faceva un passo, infatti ci si trovava in posti stranissimi. Dopo un po’ di esperienza cominciò a sfruttarle a dovere, cosi ogni giorno visitava posti nuovi. Gira e rigira un bel giorno si trova in una città enorme, piena di grattacieli, piena di gente, ma non gente qualsiasi, gente enorme ovviamente rispetto a lui. E questi non lo vedevano nemmeno. Però la città, i rumori gli piacevano, a lui che era sempre abituato a star solo, decise cosi di rimanere e di proporre per un po’ le sue scarpe. Chissà magari un giorno gli sarebbe venuta voglia di riutilizzarle e… chissà magari avrebbe trovato una città della sua grandezza.
Kaori - Classe I H
269
L’aiuto dell’amico.
Vide tantissima gente che
giocava e scherzava. L’uomo in mezzo a tutte quelle persone si sentiva molto
spaesato e non sapeva come comportarsi. Poi una di quelle persone andò da lui,
lo prese e lo portò in mezzo agli altri a giocare. A organizzare l’incontro
era stato l’unico suo amico, che conosceva il suo carattere e pensava che non
poteva viver tutta la vita da solo in quel buco. L’amico andò dall’uomo e
gli spiegò cosa era successo; allora l’uomo si calmò e cominciò a
socializzare con le altre persone. Da quel giorno l’uomo capì che era più
bello vivere assieme ad altre persone e si trasferì in quel paese, assieme al
suo amico. L’uomo continuò a scrivere il diario, ma capì che l’amicizia è
la cosa più importante della vita.
Classe I H
270
La solitudine fa brutti scherzi.
Un grande tronco, abbattuto, appoggiato tra i fili d’erba aveva una cavità dalla quale si poteva vedere dall’altra parte. Dentro vi erano appostati numerosi animaletti e insetti che provocavano un rumore assordante per il povero omino che spaventato da tutto quel movimento si alzò e si mise a correre. Aveva paura di qualsiasi essere animato e per questo viveva solo dalla nascita. Infatti continuava a correre e ad un tratto i suoi piccolissimi piedini si staccarono da terra e cominciò a volare nel cielo. L’omino dopo un attimo di esitazione iniziò a prenderci gusto, gli piaceva volare, si sentiva superiore a tutti. Ma all’improvviso uno stormo di uccelli lo sfiorò e gli fece perdere l’equilibrio. Girò su se stesso per tre volte e infine precipitò su un manto erboso. Il piccolo uomo si svegliò e si accorse che era stato tutto frutto della sua fantasia, era solo un sogno. Alla fine l’omino si sentì triste perché si accorse che stare troppo solo provocava brutti scherzi e cosi decise di partire alla scoperta di nuova gente.
Moglia Federica - Classe I H
271
L’incontro con l’essere supremo.
E si accorse di essere in un
mondo incantevole. Infatti dopo qualche minuto esplorò il paesaggio che non era
l’unico a essere lì. C’erano uomini, animali di tutte le specie e perfino
donne bellissime ed erano tutti nudi, allora il piccolo uomo trovandosi spaesato
cercò di coprirsi ma improvvisamente gli si avvicinò un uomo anziano dalla
lunga barba che con un gesto gli fece segno di seguirli. Quest’uomo lo portò
presso un ruscello dove l’acqua era cosi limpida che si cedevano i pesci
nuotare in profondità e lì l’uomo barbuto gli consegnò un cofanetto con
dentro perle preziosissime. Il piccolo uomo era contentissimo e con un sottile
filo di voce chiese all’uomo barbuto il perché di tutto questo, ma
l’anziano rimase impassibile e ad un tratto si trovò davanti alla porta della
sua piccola abitazione con il cofanetto. Dopo quel viaggio ancora ignoto per lui
l’omignolo era cambiato, infatti corse subito in città e vendendo tutte le
perle ricavò un capitale con cui si comprò tutto il necessario per costruirsi
una bella casetta nel bosco vicino alla sua vecchia abitazione. Dopo aver fatto
tutto questo l’omignolo decise di godersi la vita e si trovò una compagna che
andò a vivere con lui e alcuni amici con cui viaggiare insieme.
Classe I H
272
Ahh,Ahh,… la morte per mano di un robot.
Ad un tratto vide in lontananza un uomo armato sino ai denti che gli sparò qualche colpo di avvertimento, l’omuncolo non capendo cosa stava accadendo aspettò l’omone ramato. Quest’uomo però non era umano era un robot che avanzava a gran velocità. Allora il piccolo ometto decise di scappare velocemente grazie alle scarpe da tennis, purtroppo il robot aveva dei potenti razzi ai piedi che gli consentirono di raggiungere il piccolo uomo che con destrezza evitava tutti i proiettili. Il robot ovunque passasse portava morte e distruzione, ma non riusciva a colpire l’omino che sembrava un vero e proprio missile. Ad un tratto quando le cose sembravano andare bene una granata raggiunse il piccolo uomo che si disintegrò in un fumo verdastro e il robot avendo raggiunto il proprio obbiettivo si autodistrusse.
Air canada. - Classe I H
273
La gioia dell’amicizia.
L’uomo osservò con attenzione
tutto quello che lo circondava, ad un tratto vide un ombra dietro ad un albero.
Pieno di curiosità andò a vedere cosa fosse e con molto stupore notò un uomo
come lui che indossava anch’ egli delle scarpe da tennis. I due cominciarono a
parlare, a scherzare. Dopo insieme decisero di andare a vedere cos’altro
c’era nel prato e cos’altro c’era nel mondo. I due corsero velocissime ad
un tratto si fermarono e videro un altro uomo, decisero così, di portarlo con
loro nel loro viaggio. L’uomo era molto felice perché viaggiando aveva
scoperto posti nuovi, gente nuova. I tre durante il loro viaggio incontrarono
altre persone e pian piano tutti diventarono molto amici. Il piccolo uomo della
montagna capì che le scarpe gli erano servite per cambiare vita, adesso non era
più solo sulla montagna, con lui c’erano anche altre persone. Adesso che era
felice si tolse le scarpe e cominciò a vivere una vita meravigliosa.
Classe I H
274
La felicità perduta.
E in alto il cielo azzurro.
Rimase a terra perplesso, non sapeva cosa fare, aveva paura di alzarsi, ma un
senso di curiosità stava nascendo dentro di lui. Ad un certo punto vide una
farfalla che gli passò davanti e decise di seguirla mentre volteggiava sui
fiori. Poi ecco che se ne accostò un’altra e un’altra ancora, contemplò
per un po’ l’armonia che le univa e si sentì oppresso da un senso di vuoto.
Pensò all’unico suo amico, il suo diario, e cominciò a scrivere ciò che
provava per sfogarsi, in un certo senso, ma non ci riusciva, voleva parlare,
parlare e ascoltare qualcuno parlare, voleva un po’ di compagnia, così con le
sue scarpette e il suo diario lasciò la sua casetta e andò a esplorare il
mondo per trovare un posto accogliente, ma la gente che lo vedeva si spaventava
vedendo un uomo volante. Così era cacciato da tutti e ovunque andava tutti
scappavano terrorizzati. Allora decise di continuare il suo viaggio a piedi,
conobbe tante persone e si fece degli amici, trovò un lavoro, un casa, una
moglie e si fece una famiglia, ma continuava a scrivere le pagine del suo diario
che sembravano infinite e di tanto in tanto indossava di nuovo quelle scarpette
che gli avevano fatto trovare la felicità.
Classe I H
275
Una nuova vita.
Spaventatissimo e preoccupatissimo non capiva dove fosse arrivato. Si sentiva triste e più solo del solito, spaesato, perché non era più nella sua piccola casetta. Iniziò subito a correre senza fermarsi, voleva assolutamente tornare a casa. Ad un tratto si fermò, guardò il bellissimo paesaggio, gli uccellini e udì il loro canto melodioso e odorò il profumo dell’aria fresca tipica della montagna. Si sdraiò sul prato e si mise a guardare le nuvole, fantasticava mentre le osservava. Era stato così bene, era così felice che decise di abbandonare quel piccolo buco di montagna e di costruire una piccola casetta in mezzo a quel prato, in mezzo alla natura e da quel giorno non si sentì più abbandonato.
Lara - Classe I H